20/12/2021 16:25
GR PARLAMENTO -«Non sono uno che dà i voti, il bilancio lo lascio fare agli altri. Dal nostro punto di vista direi che è positivo ma senza esaltarci, perché siamo solo a metà. Soprattutto se consideriamo l'impiego di molti giovani, Rocchi sta facendo un lavoro formidabile con grandissima attenzione ed equilibrio al gruppo. Complimenti anche ai meno giovani che con grande responsabilità hanno dato spazio ai giovani». Lo ha detto il presidente dell'Aia, Alfredo Trentalange, a La Politica nel Pallone su Gr Parlamento. «Mi è piaciuta l'inclusione nel gruppo dei giovani è un fattore importante, anche l'arbitro lavora in una squadra. Sono sempre qui a combattere contro la crisi di vocazione e la violenza che spesso nasce dall'uso smodato della parola. Accettiamo le critiche ma non dovremmo andare oltre. Fare l'arbitro da giovane aiuta alla formazione della persona, si fa parte di una associazione sana, si fanno più allenamenti la settimana», ha aggiunto il numero uno dell'Aia.
«Arbitri che parlano a fine gara? Ne abbiamo parlato, resta un mio sogno che penso sia realizzabile soprattutto se ci sarà più cultura e reciprocità. A fine gara vedo purtroppo ancora certe dichiarazioni sopra le righe. Gli arbitri o l'associazione più che a giustificare sono disponibili a spiegare il perché certe decisioni, ed è una cosa molto diversa - ha aggiunto -. Siamo in avvicinamento, ma mentre facciamo dei passi avanti poi sento dichiarazioni che possono ferire. Spero che questi tempi arrivino velocemente. Deve esserci un ambiente rispettoso sotto tutti i punti di vista, deve crescere tutto il sistema».
«I gol di Atalanta e Milan? Su questi episodi ci sono sempre margini di discussione, il fuorigioco dice chiaramente che se un giocatore impatta sulla possibilità dell'avversario di giocare il pallone attualmente è fuorigioco. Nel caso di Palomino il contatto c'è e si fa fatica a dire che non c'è un impatto. La decisione di annullare è giusta anche se la modalità poteva essere diversa, l'arbitro doveva andare a fare l'on-field review», ha continuato commentando il gol del 2-2 annullato all'Atalanta nel match contro la Roma. «Giroud? Bisogna vedere anche lì se il giocatore ha impattato sull'avversario e da quello che ho visto impatta. Qui non si tratta di ammettere o non ammettere errori ma di spiegare, con criteri e protocolli che non sempre sono condivisi. Tutte le volte che ci sono margini di interpretativi, ci sono margini di discussione. A me piacerebbe che l'argomento fosse condiviso con Uefa e Fifa, di cui noi seguiamo le direttive - ha detto ancora -. A noi piacerebbe avere un canale di comunicazione per dare delle chiavi di lettura tecnica, e ci stiamo arrivando, ma serve anche il clima giusto perché a caldo si dicono delle cose un pò sopra le righe, sconvenienti».
«Il continuo cambio delle regole non aiuta. L'arbitro non ha piacere di avere tantissimi spazi interpretativi e continui cambiamenti. Va bene oggettivare tutto, la Var evita gli errori e di questo gli arbitri sono contenti. È uno strumento giovane e ha bisogno di tempo per la messa a punto. Noi siamo stati i primi sia nell'introdurre la Goal Line Technology che la Var, di questo va dato merito alla Figc - ha aggiunto -. Un arbitro sul terreno di gioco, quando decide per il bene e indovina un fallo, evita una 'vendetta', nel senso che chi ha subito un calcione vorrebbe vendicarsi ma se l'arbitro espelle l'autore del fallo o dà rigore, si può continuare a giocare in pace. La Var è come l'arbitro uno strumento di giustizia e di pace, perché evita l'errore clamoroso che potrebbe condizionare il risultato. Ma la Var è anche uno strumento relativamente giovane e ha bisogno di tempo, di messa a punto».