16/11/2023 10:43
IL ROMANISTA - L'ex difensore argentino Nicolas Spolli (alla Roma in una breve esperienza da gennaio a giugno 2015), ha rilasciato un'intervista esclusiva al sito sportivo giallorosso, parlando tra le altre cose di Mourinho e della situazione attuale in casa Roma. Queste le sue parole:
"Se vuoi, ti dico un po’ di talenti argentini. A me piace tanto Rodrigo Villagra, convocato nell’under 23 da Mascherano. Poi c’è Bryan Aguirre del Newel, i grandi talenti del Boca e River, lì ce ne sono davvero tanti. Ma il problema in Italia è che poi se non arrivi quando le cifre del cartellino sono basse li perdi, come Facundo Buonanotte e tanti altri giocatori con grande potenziale, che se intervenissi prima te li potresti portare a casa".
Un po’ come la telenovela di Marcos Leonardo…
"Esatto. Ma squadre come la Roma hanno scout importanti in giro e trovano sempre ottimi talenti. Poi, un altro che mi è venuto in mente, Valentino Acuna, classe 2006 che ora è nell’under 17 argentina. Vero, sono piccoli, ma alla fine in Argentina quando hai 16 anni già giochi davanti a 30 mila persone, ci vuole tanta personalità".
Personalità che ha Solbes, fantasista da te portato alla Roma.
"Sì, si sta ambientando e anche lui ha tante potenzialità. Tecnicamente è forte, deve crescere fisicamente, ha ancora quel talento genuino che spero non lo cambi mai. È arrivato da tre mesi, dobbiamo avere un po’ di pazienza perché è un mondo nuovo per lui. Ora sta giocando con continuità, ha fatto gol e la competizione è alta all’interno del club, ma lui sta facendo il percorso giusto. È stato il direttore Vergine ad individuare il ragazzo che giocava già in prima squadra in Argentina (Defensa y Justicia) e a Roma l’hanno valutato in dieci giorni, decidendo di prenderlo".
Un altro talento portato a Roma da te è stato Tahirovic.
"Io e il mio socio dell’agenzia abbiamo fatto l’operazione da intermediari. È stata una grande scoperta sia del direttore che nostra, perché è stato preso poco e venduto a tanto".
Cosa ne pensi del momento attuale in casa Roma?
"Io continuo a pensare che possiede una rosa fortissima. Ha due attaccanti che ti possono far vincere lo Scudetto, in mezzo al campo ce ne sono di giocatori importanti. Purtroppo, adesso non sta trovando il gioco, che non è stato mai una cosa che Mourinho ha dato alla Roma, però quello che Mou voleva alla fine la Roma è riuscita sempre ad esprimerlo in partita. Adesso mi sembra una squadra un po’ arenata ma il campionato è lungo e penso che l’obiettivo finale lo raggiungerà".
Venendo ai tuoi connazionali, Dybala non sta esprimendo il suo massimo potenziale…
"Purtroppo, quando non si riesce a trovare continuità e gli infortuni ti cominciano a tormentare, è dura pure a livello di testa. Anche in campo, quando ti dicono che sei guarito, c’è sempre la paura di rifarsi male. Penso che debba fare 3-4 partite di seguito dove magari sbaglia ma si sente che non ha nessun tipo di fastidio e torna ad essere ciò che è".
Paredes ha fatto la scelta giusta a tornare nella Capitale?
"Tornare a Roma è sempre una cosa a cui è difficile dire di no. È tornato è più consapevole, meno dinamico poiché è avanzata l’età ma è rimasto un giocatore di qualità".
Mourinho è l’uomo ideale per questo club? Il prossimo anno farebbe bene a rimanere?
"Stiamo parlando di un allenatore importante, dipende da lui se vorrà rimanere o meno. Se la sua volontà sarà quella di rimanere, non vedo perché la Roma debba cercare qualcun altro. È un allenatore che a me piace ma, ripeto, adesso la squadra sta soffrendo un po’ e non sta dando quello che vuole il mister. La Roma non ha mai giocato bene con Mourinho, però ha sempre avuto una grinta in campo, una voglia di portarsi a casa i punti ed è arrivata in due finali. Io se fossi un dirigente della Roma, prenderei in considerazione lo stadio sempre pieno grazie ad un allenatore che sa trascinare la città. Poi la Roma è un club grandissimo al mondo, però, se hai un allenatore che non si chiama Mourinho non so se Lukaku riesce a venire, così come Renato Sanches, Dybala".
Il derby l’hai visto?
"Sì e non mi è piaciuto. Mi è sembrato che nessuna delle due squadre non volesse perdere, hanno rischiato poco in campo. Hanno parlato entrambe molto fuori dal rettangolo verde, non mi è piaciuto anche il prima del derby con i due allenatori che si sono lanciati frecciatine a vicenda. Io ho giocato nel mio piccolo a calcio, un giorno in più o un giorno in meno di riposo non ti fa né vincere né perdere, ma altre cose determinano il risultato. La cosa più bella del derby di Roma è stato il tifo".
A gennaio servirà un difensore, chi prenderesti come centrale difensivo, ovviamente alle condizioni della Roma?
"Tiago Pinto ha esperienza e sicuramente avrà sottomanica il centrale. Non penso che si farà trovare impreparato, appena si aprirà il mercato sicuramente avrà qualcosa".
Roma è stata l’apice della tua carriera.
"Sì, peccato che sono arrivato in un momento in cui non stavo bene. Potevo giocarmi le mie carte se fossi arrivato un anno prima o un anno dopo, perché sia con il Catania l’anno prima che con il Chievo l’anno dopo stavo al top del mio livello. Quando è capitata la possibilità, però, come facevo a dire di no".
Anche la sfortuna si è messa in mezzo…
"Infatti. Sono arrivato a fare il quarto centrale il 1 febbraio quando giocavamo tre competizioni, al 20 febbraio siamo rimasti a fare solo il campionato. Questa cosa mi ha un po’ penalizzato perché poi alla fine giocavano i titolari e non serviva fare grande turnover. Però è stata un’esperienza incredibile e posso garantire che, come si vive il calcio a Roma, è come si vive a Buenos Aires".
All’interno di quello spogliatoio, con chi avevi più rapporto?
"Ho fatto una grande amicizia con De Rossi, Astori e gli argentini. Stavo molto con loro".
Come allenatore in quella Roma c’era Garcia. Cos’è che non è andato al Napoli?
"Arrivare in una squadra che ha vinto un campionato dopo tanto tempo e che amano l’allenatore uscente è difficile. Paradossalmente, è più facile entrare in un club in cui ti devi salvare. Appena perdi una partita dicono che sei in crisi, colpa dell’allenatore, ma credo che le colpe siano un po’ di tutti".
Quali erano i pregi e i difetti di Rudi?
"Era molto flessibile e legato ai giocatori, questo può essere anche un difetto ed era uno che difficilmente si arrabbiava, ogni tanto devi battere il pugno sul tavolo, ma allo stesso tempo dico che così dava più serenità e tranquillità alla squadra".
In conclusione, Nicolas, la Roma riuscirà a qualificarsi in Champions League?
"Se a qualificarsi non saranno quattro squadre, ma cinque, ti dico di sì".