06/03/2024 19:54
TELE RADIO STEREO - L'ex calciatore Francesco Montervino, oggi dirigente sportivo ed ex compagno di Roberto De Zerbi ai tempi del Napoli, ha parlato ai microfoni dell'emittente satellitare in vista del match di domani. Le sue parole:
"Non avrei mai pensato che De Zerbi diventasse un allenatore di questo livello, mi spiego: a livello umano sì, ma era abbastanza anarchico sui dettami tattici degli allenatori. Aveva qualche problema con gli allenatori, ad esempio con Edi Reja che forse non lo vedeva adatto a quel genere di squadra. Eravamo una squadra pragmatica dove il suo estro stentava ad emergere. Pensare che lui abbia fatto e stia facendo questo tipo di carriera da allenatore, qualitativamente così bella, mi lascia un po’ sorpreso. Roberto sta mantenendo fede alla qualità che aveva in campo, ma sono emerse tante qualità umane che già si intravedevano da giocatore. Vederlo a questi livelli mi inorgoglisce perché è un ragazzo d’oro. Sono molto felice per lui perché è un insegnante di calcio"
Lo sente ancora? Lei ha partecipato alla rinascita del Napoli, come mai non ci si ripete?
“Con Roberto ci sentiamo, non tanto ma qualche messaggio per farci qualche risata ce lo scambiamo. Il fatto che abbia avuto anche la benedizione di Guardiola mi ha riempito di felicità. Per quanto riguarda vincere spesso in queste piazze, il primo difetto è che non sono abituate a vincere e fanno fatica a creare cicli vincenti. Dopo un grande traguardo ci si accascia un po’ sulle motivazione, e vengono meno le forze che hanno portato allo scudetto. Dipende anche dall’ambiente ma non solo, anche dalla società, che non è capace di creare un ciclo vincente. È una capacità di ricreare motivazioni che tutte le squadre che vincono ogni 20-25 anni non hanno".
Sei stato compagno di stanza di De Zerbi ai tempi di Napoli, che tipo è?
“Il mio compagno di stanza era Ignacio Pià, poi quando è stato ceduto mi è capitato spesso di stare in stanza con lui. Roberto era un burlone, un giocherellone, che faceva scherzi e umanamente era un fuoriclasse: era bravo anche a smorzare quella tensione che aveva quando non giocava. In fondo la sua attitudine era sempre rivolta al gruppo. In quel Napoli ho giocato con bei giocatori, e nel nostro piccolo abbiamo fatto un ciclo vincente, grazie anche al “Pampa” Sosa, perché vincere campionati di seguito anche a livelli inferiori è sempre difficile”.
Condividi il modo di fare di De Laurentiis?
“Non condivido il modo di fare di De Laurentiis, per quanto debba ammettere di aver assistito alla visione di un presidente vent’anni avanti, con una visione straordinaria che parlava di pay-tv quando ancora si sentivano le partite in radio. Per noi era allucinante vedere il calcio all’epoca per come lo vedeva lui, era una sorta di visionario".
Da direttore sportivo, è possibile che la Roma sia così in ritardo nella scelta del direttore sportivo?
“Non esiste al mondo. Come non esiste che un presidente lungimirante come De Laurentiis non abbia gestito bene la situazione Giuntoli non prendendo un Ds prima di fare il mercato e non dopo. La Roma per me è una squadra da primi quattro posti, che ha preso un allenatore che sta facendo bene, ma ripeto che non esiste al mondo che una squadra possa andare avanti senza una direzione tecnica. A Napoli è stato preso Meluso, e si sono fatti disastri perché non c’è un idea tecnica, con Rudi Garcia prima, poi con la scelta di Mazzarri. Se la Roma non si muove adesso, potrebbe fare lo stesso errore, perché la guida tecnica è anche la gestione delle dinamiche di spogliatoio, il supporto all’allenatore viene a mancare anche nel quotidiano. Viene spesso ignorato questo lato del direttore tecnico, è l’errore che nasce dalle figure di De Laurentiis e Lotito che hanno indotto a pensare, anche in categorie minori con danni inimmaginabili, che si possa fare a meno di un tramite tra l’allenatore e la società, che possa aiutarlo e supportarlo”.