Delvecchio: "Il derby di Roma è sentito 10 volte di più rispetto a quello di Milano" (VIDEO)

03/04/2024 15:14

Ieri la Roma ha presentato la ASR Origins Jersey, maglia celebrativa della storia del club che i giallorossi indosseranno sabato in occasione del derby. Il protagonista d'eccezione del lancio è stato Marco Delvecchio che oggi ha rilasciato un'intervista ad AS Roma Podcast. Le sue dichiarazioni:

Elegantissimo con questa maglia.
"Così si può andare ovunque, porte aperte".

Il backstage?
"Sono tutti buoni. Mi sono trovato bene. Se c'è la compagnia giusta ci si diverte".

Che effetto fa indossare questa maglia?
"Da una parte una bella sensazione, dall'altra brutta perché so che non potrò giocare più con questa maglia. Ormai l'età è avanzata. Ma la maglia della Roma mi ricorda grandi momenti e grandi emozioni".

Che effetto ti fa tornare a Trigoria?
"Sono tornato tre settimane fa per la prima volta dopo 10-15 anni. È cambiato tutto, anche le strade e non sapevo più a che rotonda girare per venire qui. Sono arrivato qui e non mi ricordavo più niente, è cambiato tutto in meglio".

Che legame hai con la Roma?
"Non seguo tantissimo il calcio adesso, ma seguo sempre la Roma. Se devo uscire il sabato e la domenica esco, ma se c'è la Roma non esco. Vale per tutti i giorni, speriamo che l'anno prossimo giochi il martedì o il mercoledì. Seguo tanto la Roma, se riesco a vedere le altre le guardo ma non mi interessa più di tanto".

Hai giocato anche il derby di Milano.
"Non c'è paragone. Percepisci il derby di Milano quando arrivi allo stadio la domenica, quando vedi qualche coreografia. Quello di Roma lo inizi a vivere un mese prima che arrivi. È un'altra storia, altre tifoserie, colori e sfottò. È un derby sentito 10 volte di più di quello di Milano".

Hai giocato 15 derby e segnato 9 gol.
"Bisogna anche avere fortuna nelle cose. Avevo fortuna e bravura di fare sempre gol, era una partita che sentivo e che sapevo fosse importante per tutti. Quindi, riuscivo a dare il meglio di me stesso".

C'è stato un derby in cui è scattato qualcosa?
"Ho fatto il primo gol, poi una doppietta e un'altra, lì ho capito che il derby era una cosa mia.  Gli altri sono venuti di conseguenza"

Il derby a cui sei emotivamente più legato?
"Il primo che abbiamo vinto dopo tanti persi nel 98-99. È stato il crocevia che ci ha fatto vincere tanti derby dopo".

Come vivevi i giorni precedenti?
"In queste partite non c'è bisogno di stimoli, non vedevo l'ora arrivasse il gol. Volevo prendermi la scena".

Ogni tanto rivedi i tuoi gol nel derby?
"Mi fa piacere quando ho modo di vederli, ma non vado spesso a riguardarli. Poi ogni tanto esce qualche settimana dei miei gol nella settimana del derby e li vedo sempre inevitabilmente".

Scegli i 5 gol più belli. Quello del 98-99?
"Sembra un gol facile, ero sicuro che prendesse la palla Marchegiani. La palla stava sfilando via e mi sono buttato di esterno sinistro, con il rischio che potesse scappare via. Da quella parte è meglio arrivare con l'interno destro. Ma è andata bene. I palloni vanno messi sempre dietro la difesa, è un consiglio a tutti i terzini e le ali delle Serie A. Questo gol lo metto al quinto posto".

Quello del derby di ritorno della stessa stagione?
"Qui tiro forte sotto la traversa. Lo metto al terzo posto".

Il gol del 1999-2000, derby d'andata.
"Questo è facile, di piattone sul primo palo su assist di Zanetti. Quando in telecronaca sento 'grande palla in profondità', ma per chi gioca in Serie A questa è una palla semplicissima, come il mio movimento. Questa è l'ABC. Senza nulla togliere a Zanetti, dico in generale. Questo al quarto posto".

Questo era un 4-0 al primo tempo, cosa vi dite negli spogliatoi?
"Qualcuno magari si abbracciava e c'era Capello che ci diceva che non era finita. Il mister era sempre sul pezzo".

Il gol dello scudetto sul petto.
"Non so se sia il più bello, ma è quello rimasto nella storia anche per le immagini di Nesta. Ci vuole anche fortuna per fare gol. Allora questo al secondo posto".

Il derby della stagione 2000-01.
"Zanetti mi dà una grande palla. Lo metto al primo posto perché era l'anno dello scudetto e per il grado di difficoltà. Questo è stato un grande gol".

C'era un laziale che soffrivi di più?
"Sì, soffrivo tantissimo Gottardi. Era velocissimo, avevo difficoltà a scappare via quando mi era addosso. Nei primi passi era reattivo".

C'è chi dice che restare freddo e non farsi travolgere dalle emozioni ti aiuta a dare il 100%?
"Se rimani freddo riesci a giocarlo meglio, secondo me è vero. Bisogna avere approccio positivo, ma non troppo intenso. Io lo affrontavo pensando 'come va, come va'. Non ci pensavo troppo, ti toglie tante energie. Vivevo la settimana sapendo che c'era il derby, ma cercavo di avvicinarmi come fosse una partita qualsiasi. In campo davo il meglio".

L'esultanza con le orecchie?
"Sì, c'era polemica dietro. Sono equivoci che si possono creare. Una volta che c'è stato il chiarimento con tutti i capi dei tifosi abbiamo capito che non aveva senso farsi la guerra e l'obiettivo era fare il bene della Roma. Poi ho spiegato che l'esultanza era per andare a sentire la gioia dei miei tifosi".

Che consiglio daresti a De Rossi?
"Daniele è un ragazzo di Roma, lo viveva anche come inizialmente Totti con tanta attenzione. Magari ci pensavano troppo e non riuscivano ad esprimersi nel migliore dei modi. Daniele è cresciuto tantissimo, è maturato e saprà come affrontarlo. Sono sicuro che lo farà benissimo".

Come se la sta cavando da allenatore della Roma?
"Benissimo, i risultati parlano. Ha avuto un approccio che non mi aspettavo. Quando torni in un ambiente in cui sei stato per tanti anni e ritrovi gente con cui hai giocato non è sempre facile rapportarsi nel modo giusto. Invece ha trovato l'equilibrio con i giocatori, la società e la gente che gli sta permettendo di far bene. Quindi, complimenti. Sta facendo un grandissimo lavoro".

Percepisci il cambiamento del calcio?
"Non lo percepisco tanto. Percepivo di più la differenza tra il calcio degli anni Ottanta e il nostro, ma non tra questo moderno e il nostro. Magari si saranno evoluti nel modo di allenarsi. Ma se metti i giocatori della mia epoca, si troverebbero bene".

C'è la spaccatura tra risultatisti e giochisti, come ti schieri?
"Il talento individuale fa sempre la differenza in un'organizzazione. Quindi ci vogliono tutte e due le cose. Sono vecchia maniera, sento tante terminologie. Sei mesi fa o un anno fa ho sentito 'braccetto'. Ma quale braccetto... Non mi piacciono queste terminologie".

Il tuo contributo nell'anno dello scudetto è stato fondamentale. Oggi dove ti vedresti?
"All'epoca mi sono defilato sulla sinistra per una richiesta di Capello, sapevo di giocare sempre e mi sono spostato volentieri. Ma se potessi rifare la carriera me la giocherei da centravanti, quando ho giocato da centravanti ho fatto bene".

Da quando hai smesso di giocare hai osservato qualche calciatore in cui ti sei rivisto?
"No, penso che i giocatori siano tutti diversi e ognuno abbia la propria caratteristica. Non riesco mai a vedere un giocatore uguale all'altro, si può avere qualche movenza".

Poi anche Delvecchio ha disegnato il Lupetto di Gratton.