L'avvocato Stagliano: "Alla prossima campo squalificato al Catania"

24/12/2008 09:17

Stagliano, è stata fatta giustizia.

«Mi pare che i miei ex colleghi della Procura federale abbiano fatto quello che dovevano fare. Il merito è loro, perché il quarto uomo non avrebbe potuto vedere quanto accaduto nel sottopassaggio del Massimino».

Colpevolmente.

«No, Paolo (Tagliavento, ndr) ha fatto bene. Da regolamento, deve essere l'ultimo ufficiale di gara ad abbandonare il terreno di gioco. Era costretto a stare lì da Zenga, che gli stava facendo la spia. Come uno scolaretto con la maestrina».

La multa affibiata al Catania dal giudice sarebbe potuta essere più pesante.

«Certo, ma nel provvedimento viene prevista anche la diffida. Che vale molto di più della sanzione pecuniaria. Al prossimo "omesso controllo", verrebbe immediatamente squalificato il campo».

È la quarta ammenda che i siciliani pagano per gli stessi motivi.

«Sì, ma le altre tre volte non era stato ravvisato alcun episodio contrario al regolamento».

Intende le minacce?

«Minacce e tensioni. Certe cose le ho viste solo lì. E qualche volta a Reggio Calabria. Tanto per restare in Sicilia, a Palermo non succede mai niente».

È la quarta ammenda che i siciliani pagano per gli stessi motivi. Secondo e amministratore delegato del club, invece, Catania è un'oasi felice.

«Sul stendiamo un velo pietoso. Su Lo Monaco (l'ad, ndr) vorrei ricordare che è la stessa persona che due anni fa, dopo l'omicidio dell'ispettore Raciti, si dimise e poi andò in giro a dire che la vedova, la signora Marisa Grasso, parlava troppo».


Sul Catania pende anche un altro procedimento, relativo alle minacce subìte dalla Roma lo scorso 18 maggio e ancora all'esame della Procura federale.

«Procedimento che però è autonomo e da cui potrebbero derivare il deferimento della società e un'altra recidiva. A quel punto, nell'ipotesi in cui al Massimino si ripetessero gli episodi oggetto della diffida, il giudice sportivo dovrebbe raddoppiare le giornate di del campo. Da una a due».


Possibile che la Procura stia ancora investigando su fatti accaduti a maggio?

«Mi creda, parliamo di un lasso di tempo brevissimo».

Perché lì ci fu bisogno di un intervento della Procura federale, mentre ora si è fatta luce subito?

«Evidentemente, perché all'epoca ci furono fatti non visti né dalla quaterna arbitrale né dalla Procura stessa».

Lo Monaco sostiene che il 18 maggio, a bordocampo, ci furono solo poliziotti.

«Premesso che non so cosa accadde, le faccio io una domanda: è sicuro che un agente non possa mettersi a fare il tifoso?».