02/03/2021 17:10
Come Paulo Fonseca, anche Cesare Prandelli è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia di Fiorentina-Roma, in programma domani alle 20.45 al "Franchi". Le sue dichiarazioni:
Quali sono in questo momento le sicurezze della Fiorentina e di Prandelli in previsione di una sfida così delicata?
"Nel calcio ogni tre giorni ci sono momenti in cui sembra di essere passati in una situazione paradossale, poi rinasci dopo una partita. Ora la difficoltà in questo momento è cercare di avere rapporti chiari e sinceri. Faccio l'esempio di Ciccio Rialti: era il primo a criticare e poi a fare un passo indietro per proporre cose. La difficoltà è che siamo circondati da una criticità forte, calcisticamente ci sta. La società ha fatto gli investimenti, sta progettando e programmando, non c'entra nulla. Siamo arrabbiati, il presidente è molto arrabbiato e deluso, come lo siamo noi. Non dobbiamo fare tante chiacchiere ora, ma dobbiamo tirare fuori l'anima e il cuore per questa maglia. Dobbiamo sempre lottare fino alla fine pensando che ogni partita sia la più importante della stagione. Domani affrontiamo la Roma, una grande squadra, c'è tanto rispetto ma non dobbiamo assolutamente andare in campo pensando di essere la vittima predestinata. Dobbiamo avere la consapevolezza delle difficoltà, ma anche la voglia di tirare fuori la nostra rabbia. Anche i giocatori seguono quello che succede fuori. Se abbiamo orgoglio, dignità e cattiveria dentro dobbiamo metterle in campo. Le difficoltà vanno superate e non subite".
Come si può risalire?
"Abbiamo commesso errori nelle ultime tre trasferte, potevamo tornare con più punti. Forse inconsciamente quando pensiamo di poter vincere la partita, abbassiamo la tensione nella fase di non possesso palla. Dobbiamo lottare fino alla fine su ogni pallone, lo dico da mesi. Questa è la nostra realtà, dobbiamo uscirne. Possiamo uscirne insieme, convinti che anche nelle difficoltà è una squadra che può reggere e controbattere, così dobbiamo fare domani".
Callejon può diventare una risorsa?
"Assolutamente sì, non parlo più di Callejon. È positivo in tutto, la squadra è strutturata in un certo modo e stiamo lavorando per essere pronti nel momento in cui penseremo di inserire Callejon".
Amrabat in panchina nell'ultima sfida per una questione tattica o altro?
"Mi auguro che domani possa dimostrare la voglia di essere integrato in una squadra, che possa giocare veloce e verticale. Dipenderà molto da lui, non ho nessun problema con nessun giocatore. Quando sostituisci o lasci in panchina qualcuno, i motivi ci sono e possono essere uno stimolo. Quando uno ha carattere e personalità lo dimostra in campo".
C'è più paura o voglia di riscatto? È replicabile la Fiorentina vista contro la Juventus?
"C’è molto rispetto, ma non paura. Le partite vanno giocate. Abbiamo visto che anche le grandi possono perdere punti per tanti motivi e dobbiamo esserne consapevoli. Possiamo fare una grande partita, perché arriviamo da una sconfitta e da una situazione delicata. Paradossalmente vorrei giocarmi la partita rischiando qualcosa. Abbiamo bisogno di fare risultato e il risultato lo fai se vai spesso in area avversaria a creare problemi".
Cosa vi siete detti con Commisso?
"Ci siamo sentiti e l’ho sentito giustamente molto arrabbiato. Ci siamo detti le cose che si dicono un presidente e un allenatore. Crede in questo progetto. Abbiamo condiviso certi aspetti. È una persona che arriva dall’altro capo del mondo, vuole investire tanto in questa città e nella squadra e al momento è molto deluso. Le costruzioni dei grandi progetti partono spesso dalle difficoltà. È arrabbiato, ma non ha perso entusiasmo. È un’arrabbiatura positiva".
Ha parlato con i giocatori, lo farà di nuovo? C'è bisogno di intervenire a livello psicologico?
"C’è sempre la necessità di intervenire. In questo momento penso che sia la squadra a dover uscire da questa situazione. Abbiamo parlato, passato molte ore insieme, ho provato a stimolare e motivare la squadra. Sono consapevole di lavorare con persone serie. La reazione ci deve essere. Sono convinto che l’aspetto umano possa vincere su quello tattico e umano. Il direttore sportivo a caldo, ma non solo, era molto arrabbiato perché ancora non se ne fa una ragione, ma dobbiamo voltare pagina. Dobbiamo tutti dare un contributo positivo a questa squadra. Anche voi giornalisti che siete tutti tifosi, poi se la squadra va male non avete un grande appeal. La squadra è un traino. Siamo tutti sulla stessa barca, sono tre anni che c’è questa situazione. La società deve capire cosa è successo in questi tre anni per programmare la costruzione di una squadra, sempre pensando di fare una grande squadra. Questo è il messaggio che mi manda la società. Dobbiamo fare risultati".
Può servire anche un segnale tattico per sbloccare questa squadra?
"Dico due parole sulla partita con l'Udinese. Non abbiamo atteso, l'Udinese ha aspettava. L'Udinese è nata in questo modo, chiude e riparte, ha vinto così tante partite, ha fatto soffrire la prima in classifica e ha giocato come contro di noi. Dovevamo percepire al 76' che era il momento di mantenere la concentrazione e portare a casa un risultato. Ci abbiamo provato, ma senza spazi e quel guizzo a livello individuale diventa complicato per chiunque. Domani dobbiamo fare un altro tipo di partita, la Roma farà la gara e non dobbiamo essere presuntuosi. Ha qualità tecnica superiore alla nostra, dobbiamo essere bravi a non dare spazi e ad avere la cattiveria agonistica di andare a far gol".
Montiel? Qualcuno l'ha criticata per averlo inserito negli ultimi minuti.
"Ho sempre avuto rispetto delle opinioni altrui, ognuno è libero di dire quello che vuole e non rispondo a nessuno. Montiel avrebbe voluto giocare anche 30 secondi e con quei 3-4 minuti ho pensato che potesse essere una situazione talmente paradossale che poteva avverarsi. L’ho messo in campo anche se mancava poco. Non mi piace giustificarmi. Le critiche ci stanno e le ho sempre accettate, anche se arrivano da persone che mi stimano e dovrebbero avere più sensibilità. Le persone che hanno detto questo, tra cui anche alcuni amici, per me rimangono amici che stimerò a livello umano e professionale".
Quali sono le caratteristiche più pericolose della Roma? Quanto la scelta di un falso nove può creare più difficoltà alla fase difensiva della Fiorentina?
"A Roma c'è un allenatore che zitto zitto, rispettando tutti e prendendo decisioni che potevano sembrare impopolari, va avanti per la propria strada. Ha iniziato con un'idea di calcio, l'ha modificata e ha disegnato l'aspetto tecnico-tattico sulle caratteristiche dei giocatori. Non arriva prima un sistema di gioco, ma le caratteristiche dei giocatori. E poi li mette in campo in maniera precisa. I sistemi di gioco danno un senso in fase difensiva, non in quella propositiva. È una squadra con qualità e gamba, forte sui calci piazzati, è una squadra importante e dobbiamo essere molto compatti. È una squadra che, come tutte quelle con una mentalità propositiva, può avere dei problemi nel momento in cui riconquisti e perdi palla".
Kokorin?
"Ci vuole tempo per integrare un giocatore che viene da un campionato diverso. Io ricordo sempre che Platini ha impiegato sei mesi per integrarsi al calcio italiano. Kokorin ha indiscusse abilità tecniche, ma gli serve tempo. Noi abbiamo la priorità assoluta di essere solidi e non vogliamo mettere fretta a nessuno".
Contro Torino, Sampdoria e Udinese la Fiorentina non meritava di perdere. Il problema è mentale, tattico o tecnico?
"L’aspetto più importante è quando la squadra percepisce di poter vincere, abbassa l’aspetto della fase difensiva. Dobbiamo correggere questo aspetto, prima bisogna pensare di portare a casa il risultato e non pensare di essere mai padroni della gara perché basta poco per prendere gol. In tre partite potevamo portare a casa tanto e abbiamo portato a casa poco. Dobbiamo fare mea culpa e mi auguro che sia una situazione che non si ripeta più. Nel calcio gli errori ci stanno e vanno accettati".