22/02/2009 14:58
Giocava difensore centrale, forse per distinguersi dal padre, Giovanni, portiere campione del Mondo sia con l'Italia, terzo a Spagna '82, che con il Milan di Sacchi, grazie all'Intercontinentale ottenuta battendo in Coppa Campioni la Steaua Bucarest di Gheorghe Hagi. Il figlio, geograficamente, seguì le orme del genitore: scuola calcio a Napoli, un anno di settore giovanile a Torino, uno a Parma, tre a Firenze, dove il padre tornò a vivere mettendo nel cassetto i guanti dopo 496 presenze in serie A. A quindici anni Niccolò già sentiva parlare di ritiro con la prima squadra, allenata da Trapattoni, e di contratto professionistico. Non si fece nulla, con il suo talento non avrebbe dovuto attendere molto, preferì bruciare le tappe, accettando l'offerta dell'Arsenal, lui che parlava già l'inglese e andava pure bene a scuola. A Londra giocò con tre anni di anticipo con l'under 19, che vinse campionato e coppa, volle tornare dopo una sola stagione, ma gli inglesi, decisamente soddisfatti dell'investimento, al Bologna lo cedette in prestito, con l'idea di riportarlo presto alla base. Giocava in nazionale, e segnava pure, nove presenze e tre gol, da difensore centrale, l'ultimo a Rutigliano, nella Meridian Cup , con l'under 17 di Berrettini, 3-0 al Mali di Diamoutene, vantaggio di Fabio Quagliarella, terzo centro suo, in campo, quel 29 gennaio del 2001, anche Alberto Aquilani. Potevano incontrarsi mille volte lui e Niccolò, all'Arsenal, in under 21 o in nazionale, non si incontrarono più. Neppure due settimane dopo, il destino prese un'altra strada, a velocità bassa, sull'asfalto reso viscido dalla pioggia.