26/03/2016 01:43
Morgan De Sanctis, portiere della Roma, ha rilasciato un'intervista in occasione del 'Media Day' che si è tenuto quest'oggi a Trigoria. Queste le sue parole:
Riguardo al suo futuro, rinnoverà da giocatore o da dirigente?
Ho espresso alla società la volontà continuare a giocare, perché ho raccolto in questa stagione delle sensazioni positive sulla mia condizione fisica. Ho fatto delle considerazioni su me stesso che faccio come sempre alla fine della stagione. Siccome non manca tantissimo, ho raccolto il feedback e ho dato la mia disponibilità alla società di continuare da calciatore e la società ha preso atto di questa valutazione. Si farà un ragionamento e, immagino, che questo passerà anche dalle considerazioni dell’allenatore, della società e di chi fa mercato. Mi daranno una risposta, ma nel mio caso non c’è assolutamente nessun tipo di fretta, perché la mia intenzione è quella di poter continuare a giocare. Sicuramente spero di poterlo fare ancora nella Roma.
Come Totti…
Si, però la questione di Francesco è delineatissima. Ci sono due persone, una è il presidente del club e l’altra è il giocatore più forte della storia della Roma, che decideranno e troveranno insieme la migliore soluzione per la Roma. Non credo che qualunque tipo di decisione che verrà presa possa ledere gli interessi di una parte o dell’altra, ma soprattutto si faranno gli interessi della Roma.
Lei è consigliere Figc, si è parlato molto del post carriera dei calciatori. Crede che questo problema che sta attraversando Totti sia dovuto al fatto che si è pensato poco al dopo carriera dei calciatori?
Si, questa considerazione all’interno del sindacato è stata affrontata da diverso tempo. In realtà ha prodotto dei risultati, soprattutto lo sviluppo di un corso per il post carriera. È già in atto, la Federazione lo svolge, lo fa a Coverciano e dà la possibilità ai giocatori di organizzare un post carriera. Per quanto mi riguarda, deve essere soprattutto il calciatore a cercare una soluzione che vada ad essere continuativa rispetto al post carriera. Mi spiego, il calciatore deve iniziare durante la carriera – non quando è nel pieno dell’attività – a pensare di potersi confrontare con qualcos’altro che non sia esclusivamente il calcio all’interno del rettangolo di gioco. L’AIC già offre la possibilità a un numero cospicuo di giocatori che lo richiedono di affrontare questo corso che ti permette di rimanere all’interno del calcio con altri compiti.
Sabatini ha dato l’annuncio che andrà via a fine anno, cosa ha pensato quando lo ha saputo?
Per quanto mi riguarda l’annuncio è stato anche abbastanza sorprendente, soprattutto per quello che riguarda la situazione del mio rinnovo. Io ho comunicato alla società la mia volontà di continuare a giocare, e mi riferisco soprattutto al direttore Sabatini che è il riferimento sportivo – insieme all’allenatore – della gestione della Roma. Per me non è cambiato niente, ma mi ha sorpreso questo tipo di comunicazione. Ad oggi comunque il mio riferimento per la gestione sportiva è Sabatini. Del mio futuro ne discuto con lui.
Sabatini non le aveva detto nulla del suo addio?
No, e non me ne ero assolutamente reso conto. Anche nei colloqui che ho avuto con Sabatini per il mio futuro non ho mai avuto la sensazione che lui non potesse non essere artefice di quello che nella Roma stava succedendo per l’organizzazione della prossima stagione.
Differenze tra Spalletti e Garcia? Cosa ha cambiato il nuovo tecnico?
Quando arriva un allenatore nuovo la cosa che cambia maggiormente è l’attitudine dei calciatori. A loro viene tolto qualsiasi tipo di alibi. Spalletti è un grandissimo allenatore, io l’ho avuto tre anni e mezzo a Udine. Dal punto di vista tecnico-tattico è uno degli allenatori più preparati che io abbia mai avuto. Lui ha tra l’altro due grandissimi vantaggi: conosce la piazza e ha fatto un percorso di internazionalizzazione che lo ha portato necessariamente ad essere un allenatore migliore. Per quanto riguarda Garcia, penso a lui come un allenatore che in due stagioni e mezzo a Roma ha conseguito, purtroppo senza vincere e senza alzare nessuno trofeo, due risultati sportivo-economici di assoluto livello, vale a dire due secondi posti. Ha fatto anche cose belle come la striscia di dieci vittorie consecutive all’inizio del campionato, però in una sintesi generale per quello che mi riguarda il suo esonero è stato anche una sconfitta personale. I calciatori, chi più chi meno, dovrebbero sentirsi responsabili che si inizi la stagione con un allenatore e non si finisca con lo stesso. L’augurio è che lui possa tornare a fare cose importanti da subito in contesti altrettanto importanti che si merita.
Capitolo Nazionale, un giudizio sull’Italia? Crede che l’annuncio dell’addio a fine Europeo dato da Conte possa destabilizzare le prestazioni della squadra?
La Nazionale che ho visto ieri continua a dimostrare, come fatto durante le qualificazioni, un’organizzazione tattica e una solidità di squadra importante. Credo che l’impronta di Conte sia stata funzionale in questi due anni. L’obiettivo dell’Europeo è talmente grande che a nessuno, in particolar modo a Conte, gli passerà per la testa di pensare a qualcos’altro. Sono fiducioso ma è chiaro che si parte come outsider, ma quando l’Italia è partita senza i favori dei pronostici, e anche in una sorta di pessimismo attorno, è sempre riuscita a togliersi delle grandi soddisfazioni.
(forzaroma.info)
E' in scadenza di contratto e si parla di un suo possibile rinnovo da giocatore o da dirigente. E' nella stessa situazione di Totti: vorresti continuare a giocare o ti senti pronto per il salto dietro la scrivania?
Mi sono confrontato con la società, con il direttore Sabatini e con mister Spalletti per un discorso di serietà e dopo una stagione completa per vedere se c’erano le prerogative per continuare. In questa stagione ho raccolto ottime sensazioni, non ho avuto nessun problema fisico. Mi sono sempre allenato e sono rimasto ad alto livello come dicono i test. La società sta analizzando la situazione, io ho dato la mia disponibilità per continuare a giocare e per fare parte della rosa che si verrà a creare l’anno prossimo. Aspetto una risposta ma non c’è particolare fretta. Io aspetto con tranquillità la scelta della società. Il mio desiderio è quello di continuare a giocare e mi piacerebbe farlo nella Roma. Per quanto riguarda Francesco è un discorso che stanno affrontando con il presidente. Credo che alla fine verrà fuori una sintesi che metterà in primo piano soprattutto gli interessi della Roma. Si tratta solo di aspettare…
Quali differenze hai trovato fra Garcia e Spalletti? Quando ha capito che con Garcia si era rotto qualcosa?
Con Garcia all’interno dello spogliatoio non si era rotto qualcosa, perché abbiamo continuato a svolgere il nostro compito. Ma da noi stessi dovevamo pretendere e dare qualcosa di più. Per me se questa stagione non è stata importante come auspicavamo è stata per colpa di noi calciatori. Quindi in questo senso dobbiamo fare un’autocritica e chi continuerà a giocare nella Roma dovrà prendere atto di questa situazione per fare in modo che non vengano a crearsi altre situazioni come quest’anno, soprattutto i due mesi post derby d’andata che hanno compromesso tutta la stagione, sia a livello di scudetto che di Coppa Italia. Spalletti è preparatissimo tatticamente e l’ho ritrovato ancora più completo dopo Udine, dove l’ho avuto per due anni e mezzo. Lui ha avuto il vantaggio di conoscere a fondo quest’ambiente, pregi e difetti. Altro vantaggio è stato quello di fare un percorso all’estero, dove con lo Zenit ha lottato e vinto campionati ed ha subito un processo di internazionalizzazione. Garcia in futuro potrà ritagliarsi soddisfazioni in società che meriteranno di avere un allenatore importante come lui è.
Si parla tanto di rinnovi contrattuali, fra i quali il suo, quello di Totti, di Maicon e di Keita. C’è chi dice che De Rossi potrebbe partire ed inoltre Sabatini ha annunciato più volte che probabilmente non sarà più il ds giallorosso. Quanto è pericoloso però un rinnovamento troppo radicale?
E’ una riflessione giusta. Tuttavia mancano 8 partite alla fine della stagione e noi dobbiamo mettere in cassaforte un risultato sportivo che vuol dire terzo posto. Non possiamo sottovalutare nulla da un punto di vista sportivo da qui al termine della stagione. Per quanto riguarda Sabatini, per me continua ad essere l’unico referente sportivo, societario assieme all’allenatore che poi fa la condizione tecnica. La sua dichiarazione è stata sorprendente, anche io come calciatore con sorpresa ho ascoltato. Però, nei fatti io non ho parlato con nessun’altro che non fosse Sabatini o non fosse Spalletti, e continuerà a essere così per me fino alla fine di giugno. Non c’è destabilizzazione. Per quanto riguarda gli altri giocatori in scadenza, coscientemente si parla di calciatori che fanno i conti con un’età sportiva avanzata. La Roma può cambiare ed ha l’obbligo di guardare avanti e quindi di fare una progettazione più giovane e più attuale anche a livello di carta d’identità. Quando si bilanciano le cose, direttore sportivo, allenatore e presidente fanno tutta una sintesi di cose e nell’interesse della Roma sono sicuro si troveranno sempre le soluzioni migliori senza avere la paura che il futuro possa essere peggiore del presente o addirittura del passato. La Roma è una società che sta bene e che negli ultimi due anni ha conseguito due secondi posti e partecipato alla Champions League, quest’anno arrivando agli ottavi e si spera anche il prossimo anno di dare continuità sportiva.
Un pronostico per il derby?
E’ essenziale vincere perché non è una partita come le altre. Vale 3 punti e mezzo. In una considerazione cittadina non è una partita uguale alle altre. Dopo il 26 maggio la Roma sta avendo una continuità di risultati che può far in qualche modo “passare” quella partita visti i risultati positivi.
(gazzettagiallorossa.it)