10/04/2018 02:36
AS ROMA MATCH PROGRAM (F. VIOLA) - Ha scelto L’Italia e la Roma. Da otto mesi è tornato a vivere in Italia, a Roma. Alessandro Amantino Mancini, classe ’80, il centrocampista brasiliano in sei anni alla Roma ha collezionato 154 presenze. E nel suo palmares in giallorosso ci sono due coppe Italia e una Supercoppa italiana. In attesa di “diventare grande” studia da allenatore.
Amantino quindi ha deciso cosa farà da grande?
“Sono giovane ho ancora 37 anni, ma ho deciso che voglio fare l’allenatore”.
Come mai allenatore?
“Ho fatto il corso allenatore Uefa A e sono stato promosso. Sono in attesa di fare il corso Uefa Pro. Mi piace molto il ruolo di allenatore, ma bisogna essere molto preparati. Quando facevo il giocatore credevo fosse più difficile scendere in campo che sedere in panchina. Ora mi sto accorgendo che non è cosi. È molto più difficile comandare che essere comandato. L’allenatore è anche psicologo, padre, madre… non basta mettere bene tatticamente la squadra in campo”.
Dove le piacerebbe allenare?
“Non lo so, non ci ho pensato ancora, in Brasile ho già ricevuto offerte per andare ad allenare in B, ma prima voglio studiare come si deve. Con calma e senza fretta…”.
Intanto, ha l’occasione di venire all’Olimpico e ci sarà anche per il Barcellona. Che partita vedremo?
“Una gara aperta, sicuramente. La Roma ha bisogno di fare risultato, il Barcellona sa giocare e fa giocare i suoi avversari. La Roma non deve subire reti e fare gol il prima possibile. Se riesce ad andare in vantaggio presto, la squadra potrà affrontare tutto con più tranquillità”.
A cosa è dovuta l’infallibilità del Barca?
“Sono fortissimi nel palleggio, Messi poi lo conosciamo tutti. Hanno tante soluzioni offensive e risultano pericolosissimi”.
Come ha visto la Roma al Camp Nou?
“La Roma ha giocato benissimo, si vedeva che aveva studiato attentamente il suo avversario. Poi l’episodio del rigore su Dzeko ha condizionato tutta la partita. Comunque, la squadra ha giocato con personalità”.
La stessa personalità che servirà al ritorno?
“Beh, dovrà fare una gara diversa. Deve assolutamente vincere, quindi inevitabilmente creerà degli spazi. Deve fare un gioco più aggressivo dell’andata”.
L’Olimpico è sold out, che emozione si prova a scendere in campo con lo stadio gremito?
“Bellissimo. Giocare con l’Olimpico pieno dà una carica enorme. Ci sarà un ambiente pazzesco, ribaltare il risultato è difficile ma non è impossibile, bisognerà crederci”.
Qual è il suo giudizio su Di Francesco?
“Mi piace molto. È sincero, umano. Capisce di calcio. Ha fatto la sua Roma… e sta facendo bene”.
Di questa squadra chi l’ha colpita?
“Non conoscevo Cengiz, mi piace ed è un giocatore con grandi prospettive”.
Brasiliano come lei, Alisson lo conosce bene?
“In Brasile conoscevamo tutti le sue grandi potenzialità. Questo è il vero Alisson, ha avuto solo bisogno di tempo per ambientarsi”.
Mancini e la Champions… ci racconta la sua esperienza?
“Già sentire quella musichetta ti dà la carica. È un privilegio averla potuta giocare. Dopo il Mondiale, è la competizione più importante”.
Lei è stato protagonista in UCL di una grande impresa, contro il Lione… Cosa ricorda di quella gara?
“In casa giocammo benissimo, ma non andammo oltre lo 0-0. Poi in trasferta non ci davano certo per favoriti, loro erano uno squadrone in quel periodo. Ma vincemmo 2-0 e io feci un gran gol”.
Due coppe Italia, una Supercoppa… qual è il ricordo che le sta più a cuore?
“Impossibile scegliere un solo momento. Ricordo tutti i miei gol, ma certo il primo di tacco al derby, quello al Real Madrid e anche quello al Lione hanno un posto particolare. E poi le undici vittorie consecutive… grandissime emozioni”.
Insomma come mai ha scelto l’Italia?
“Per il calcio… e poi per la Roma”.