ASROMA.COM - A dieci anni ha lasciato casa per fare il professionista e ancora oggi pensa solo al calcio. L'anno scorso si è presentato a tutti con un gran gol al Verona e tredici mesi dopo ha raccontato qualcosa in più sulla sua vita. Questo è Cengiz Under, per tutti Cengo.
Ci racconti qualcosa di Cengiz da bambino?
“Sono nato in un piccolo paese vicino a Balıkesir, che si chiama Sındırgı. Ho sempre avuto un grande amore per il calcio, ho sempre giocato a pallone. Il mio percorso in questo mondo è iniziato quando a dieci anni sono stato chiamato nel settore giovanile del Bucaspor, a Smirne, lontano da casa”.
Com’è stato allontanarti dal posto in cui sei nato?
“Iniziare a vivere fuori casa senza la mia famiglia non è stato semplice. Dopo un po’ di tempo il presidente ha fatto venire lì anche mia madre. Lei e mio padre erano separati in casa e lui è restato dove vivevamo tutti insieme. Io ero un bambino molto tranquillo, che pensava solo al calcio”.
Quanto sei rimasto nel settore giovanile del Bucaspor?
“Fino all’età di quindici anni. È stato un periodo che ricordo con grande piacere. Sono molto legato alla città di Smirne, quando vado in Turchia oltre a tornare nel mio paese vado lì, perché è come se fosse una seconda casa per me. Quello del Bucaspor era il miglior settore giovanile della Turchia, il presidente Seyit Mehmet Ozkan ha fatto un lavoro incredibile: nel nostro Paese nessuno si è impegnato così tanto con i giovani come lui. Il Bucaspor ha avuto una grandissima importanza nella mia carriera. Devo ringraziare tutti gli allenatori con cui ho lavorato in quegli anni, se oggi sono alla Roma è anche grazie a quel periodo vissuto lì”.
E poi come sei passato all’Altınordu?
“Il presidente del Bucaspor acquistò l’Altınordu e portò con sé praticamente tutti i ragazzi del Bucaspor. Lì sono riuscito a crescere ancora di più, prima del passaggio al Başakşehir che mi ha portato alla Roma”.
Chi erano i tuoi idoli calcistici da ragazzo?
“In realtà sono ancora un ragazzo…(ride, ndr). Messi mi è sempre piaciuto, come tutti guardavo il Barcellona. Fino ai quindici anni ho visto il calcio con gli occhi di un bambino. Poi ho scoperto anche altri aspetti di questo gioco e sono riuscito a capire tante altre cose, per questo mi hanno affascinato anche David Villa e David Silva. Messi, però, è unico nel calcio, nessuno può essere come lui”.
Quando eri piccolo già sapevi che ce l’avresti fatta come professionista?
“Ho iniziato a giocare a calcio senza dubbi e con un unico obiettivo: non pensavo ad altro, volevo solo questo. Sono stato il primo bambino a lasciare il mio paese per andare a giocare lontano da casa e il Bucaspor non aveva mai preso un ragazzo che veniva da fuori, selezionavano solo talenti del posto. Non ho fatto tutto da solo, però, devo ringraziare le persone che mi hanno supportato”.
Qual è stato il miglior consiglio che hai ricevuto finora in carriera?
“Tutti gli allenatori sono stati fondamentali nel mio percorso, anche grazie a loro sono diventato il calciatore che sono. Li ringrazio davvero tanto per ogni singolo consiglio che mi hanno dato. Ma sono ancora giovane e so che devo crescere per diventare un calciatore più forte”.
Qual è una giornata tipo di Cengiz Under?
“Vivere da professionista è molto importante, quindi ho una vita molto regolare. Cerco di riposare dopo l’allenamento. Vivo con un mio amico, Serhat, che considero come un fratello: usciamo a cena, facciamo due chiacchiere, assieme a un altro nostro amico. Mi piace fare una passeggiata nella città, vedere la gente, o mangiare con loro a casa”.
Durante la tua prima stagione alla Roma, dopo un periodo di assestamento, a febbraio è arrivato il gol contro il Chievo e da lì non ti sei fermato più. Che ricordi hai di quel periodo?
“Nella prima parte di stagione non era facile, ma ero sicuro di avere tutte le carte in regola per poter fare un girone di ritorno a buoni livelli. Dopo aver giocato le due partite con la Sampdoria, contro il Verona ho segnato il mio primo gol e da lì tutte le cose sono andate in discesa. Non solo per me, ma per tutta la squadra, abbiamo giocato bene e fatto una buona stagione. Devo ringraziare tutti i miei compagni e mister Di Francesco che mi ha aiutato tanto. E poi il percorso in Champions è stato indimenticabile”.
E tu sei uno dei protagonisti di quell’impresa, l’assist per il gol del 3-0 sul Barcellona di Manolas è tuo…
“Una notte che rimarrà nella mia testa per tutta la mia vita, una delle serate più belle della mia carriera. Quando ci penso mi viene ancora la pelle d’oca. A casa mi riguardo il calcio d’angolo quasi ogni giorno. Mi vedo spesso le mie partite per fare autocritica, ma poi ogni tanto mi rimetto anche quel calcio d’angolo perché vedendolo provo sempre un’emozione diversa, difficile da spiegare. Non ho messo una gran palla, ma Kostas è stato bravissimo, ha fatto una bella corsa verso il primo palo: i complimenti, ovviamente, vanno tutti a lui. È un giorno che rimarrà impresso nella mia memoria per sempre”.
La stagione in corso della squadra è stata invece al di sotto delle aspettative: secondo te perché?
“Abbiamo sbagliato le partite apparentemente più facili e quelli sono tutti punti persi. Le ragioni non le conosco, forse ci è mancata la concentrazione, ma certe sfide dovevamo vincerle. Ora, però, da due settimane abbiamo iniziato a giocare meglio con mister Ranieri, abbiamo vinto due partite consecutive e dobbiamo continuare così”.
Come vedi il vostro percorso per la corsa al quarto posto?
“Dobbiamo solo pensare a un obiettivo ora: vincere contro l’Inter. Vogliamo qualificarci in Champions, una squadra come la Roma deve sempre qualificarsi in Champions. Credo che ci riusciremo. In Italia ci sono tante brave squadre e noi siamo tra quelle, dobbiamo farcela”.
Da quando sei in Italia, per la prima volta, quest’anno hai dovuto fare i conti con un infortunio serio: come hai vissuto le settimane fuori dal campo?
“È stato un momento difficile, il più difficile da quando sono qui. Mi sono fermato per un po’ e ora sto lavorando ancora di più, anche extra campo. L’anno scorso nella seconda parte della stagione ho dimostrato chi sono, so cosa posso fare. Ho grande fiducia nei miei mezzi e in quelli della squadra. Adesso sto bene. Spero di giocare tutte le partite, ho ripreso minuti nelle gambe, ho voglia di segnare di più e di dare il mio contributo ai compagni”.
In che cosa sei migliorato di più in questa esperienza italiana?
“In Italia ci sono due aspetti importanti. Uno è fisico, con il quale inizialmente ero in difficoltà. Poi, però, ho lavorato molto sulla resistenza e sulla mia condizione, sono cresciuto in allenamento e in partita, cosa fondamentale per un campionato come questo. Ora mi sento bene e mi sono adattato. L’altro è quello tattico: in Italia tutte le squadre hanno un sistema di gioco molto chiaro e sono contento di aver capito come certi meccanismi, ora mi sento parte di questo sistema. Non ci sono paesi in cui l’aspetto tattico è così importante come qui. Giocare in Serie A è difficile, ma ora mi sento di essere migliorato da questo punto di vista”.
E in che cosa secondo te devi ancora migliorare?
“Devo ancora crescere fisicamente, questo è certo”.
Nel lavoro quotidiano a Trigoria c’è un compagno che ti impressiona di più?
“Ce ne sono tanti. De Rossi prima di tutti, allenarmi con lui mi ha emozionato quando sono arrivato a Trigoria. Ci sono calciatori tecnicamente molto bravi, Dzeko è un gran giocatore, senza dimenticare El Shaarawy e Perotti. Allenarsi ogni giorno con loro mi aiuta tanto. Però c’è un altro dettaglio da aggiungere: io gioco alto a destra e in allenamento mi scontro sempre con Kolarov. Questo mi ha fatto crescere tantissimo, affrontare ogni giorno Alex è una cosa molto difficile, devi sempre alzare i tuoi limiti per essere efficace contro uno come lui, questo è un fattore che ha un grande impatto sul mio gioco. Quando te la vedi con Kolarov in tutti gli allenamenti, affronti più rilassato gli altri terzini la domenica”.
A proposito, i tuoi compagni ti chiamano Cengo: ti piace come soprannome?
“Anche in Turchia mi chiamavano così e a dire il vero lì non mi piaceva molto. Poi quando hanno iniziato a chiamarmi qui con un tono simpatico mi è iniziato a piacere. Ho compagni molto simpatici in squadra”.
Come vivi la passione dei tifosi giallorossi quando sei fuori dal campo, nella tua vita di tutti i giorni?
“Sentire il calore dei tifosi è molto bello, mi piace stare con loro e scambiarci due chiacchiere. Loro sono fondamentali per il nostro successo, a maggior ragione in questo momento della stagione. Sono sicuro che con il loro appoggio arriveremo a centrare il nostro obiettivo”.