29/04/2020 16:41
TRS - Paulo Fonseca, allenatore della Roma, è intervenuto questa mattina ai microfoni dell'emittente radiofonica per parlare dell'emergenza sanitaria legata al Coronavirus e dell'importanza che avrebbe avuto la ripresa del campionato dopo due mesi di stop. Queste le sue parole:
Visto che il governo ha permesso agli sport individuali di riprendere gli allenamenti, pensa che avrebbe potuto fare la stessa cosa col calcio?
Per me è difficile capire perchè si può andare a correre in un parco e perchè non ci si possa allenare a Trigoria, dove ci sono tutte le condizioni per far lavorare in maniera sicura i nostri giocatori. Nel nostro centro sportivo c'erano e ci sono tutti i presupposti per organizzare sedute di allenamento personalizzate in sicurezza.
Quando lei parla di Roma è emozionante.
Sono innamorato della Roma, non solo del club, ma anche della città. E' un sentimento forte, autentico. Il rapporto, poi, coi tifosi è unico. Anche nella nostra società c'è un'atmosfera positiva, ci sono tante persone capaci che lavorano per il bene della Roma. Sono orgoglioso di essere l'allenatore di questo club.
Quanto sarebbe importante per la gente ricominciare a giocare?
La Roma può aiutare a dimenticare questo grave problema sociale. Se abbiamo una squadra che può far sognare tutti i romanisti, sicuramente la gente sarà più contenta, più serena, lascerà da parte più facilmente i problemi per un pochino di tempo. I tifosi della Roma sono veramente appassionati alla nostra squadra, è bellissimo. Io, lo ripeto, sono orgoglioso del mio club, perchè la Roma ha fatto un grande lavoro in questo periodo a livello sociale ed è il risultato più importante.
Quando un tecnico cambia Paese, qual è l'aspetto più difficile?
C'è sempre la questione della mentalità, della cultura. Io avevo un vantaggio, ero latino come voi. Gli italiani hanno un pensiero molto particolare, ma estremamente vicino a quello portoghese. Nella forma poi si comunica, si motiva il giocatore, si sviluppa un lavoro con tutto lo staff.
Per lei vengono prima i valori della carriera, considerata la sua scelta di cambiare procuratore, passando da Mendes ad un suo vecchio direttore sportivo.
Si, con Marco Abreu c'è una grande amicizia. Mendes è il più grande agente di calciatori a livello mondiale, ma in quel momento avevo bisogno di farmi tutelare da una persona che mi conosce bene, è molto importante per me il rapporto umano.
Qual è il più grande problema della Roma a livello di vittorie?
La questione è sportiva, non ci sono le condizioni per fare meglio in alcuni casi. L'ambiente c'è da tutte le parti, esiste in qualsiasi club. Penso che se vogliamo vincere, abbiamo bisogno di creare le condizioni per farlo. La Roma è più grande rispetto alle altre squadre, perchè ha una grande forza: i tifosi, l'amore della propria gente. E' vero, ci sono molte critiche, ma questa è la dimostrazione di quanto sia grande la Roma. Se non vogliamo critiche, pressioni, allora non possiamo ambire ad essere grandi. Certo, poi ci sono gli investimenti, che non possono essere quelli di club più blasonati, ma si sta lavorando per creare delle condizioni per lottare sul campo con le società che spendono tanti soldi.
Quando la Roma bussò alla sua porta, è stato subito tentato a venire?
Devo confessare che quando giocammo all'Olimpico con lo Shakhtar vidi e constatai l'atmosfera, l'amore che c'era dietro la squadra. Quella sera ho pensato che sarebbe stato bello un giorno venire ad allenare la Roma. Adesso, eccomi qua.