10/05/2015 02:25
Queste le dichiarazioni di Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, rilasciate alla stampa a pochi minuti dal fischio d'inizio della sfida con il Milan.
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E’ stata la settimana del Fair play finanziario. Come si concilia la voglia di rinforzare al Roma con questa spada di Damocle?
Non è una spada di Damocle per noi, abbiamo terminato questa negoziazione con gli organi di controllo dell’Uefa, che sapevamo di affrontare visto che siamo stati bravi a tornare nelle competizione europee. Questo perché gestiamo una società che è in perdita da diversi anni e la ristrutturazione richiede tempo. Siamo contenti di vedere, alla luce delle sanzioni applicate, di poter confermare che l’Uefa ha saputo apprezzare il lavoro svolto fino ad oggi, nella riduzione delle perdite di gestione, nell'incremento del valore dei giocatori e nell'aver dato una maggior efficienza nel rapporto tra perdite e ricavi, nonostante il monte ingaggi elevato, che è qualcosa che serve per competere.
Cosa succede con Nainggolan?
Nainggolan piace a noi, come ad altre squadre. E’ in comproprietà con il Cagliari e ciò che sta succedendo è quello che succede quando si deve risolvere la comproprietà di un giocatore importante, tra l’altro il suo valore si è apprezzato da quando è alla Roma. Niente di strano e di inusuale, stiamo trattando con il Cagliari e vogliamo tenerlo, ci concentreremo su questo quando il campionato sarà finito.
Pallotta è intervenuto in modo deciso sugli arbitraggi e poi sulla chiusura della Sud. Qual è il suo stato d’animo ora, visto che ha incontrato molte resistenze?
E’ un uomo determinato e positivo , che ha vinto molto nelle sue attività professionali e sportive. Come sapete è nella proprietà dei Boston Celtics, capaci di tornare a vincere dopo tanto tempo dal suo ingresso in società. E la stessa cosa che vuole fare a Roma, ma per farlo bisogna introdurre un certo tipo di cultura sportiva. Spesso si parla di cultura sportiva e mentalità vincente senza mai saperla definire, noi riteniamo, in virtù degli insegnamenti che ci arrivano dal presidente e dalla cultura americana, che bisogna fare bene il proprio lavoro, impegnarsi con professionalità e non perdere energie in inutili polemiche, che non danno nulla ne al risultato sportivo ne all’immagine del club. E in questo includo sia le polemiche arbitrali che quelle con i tifosi. Mi è capitato di dire ad alcuni tifosi, che si lamentavano a loro dire della mancata comprensione della società, che devono andare allo stadio a tifare e se comprano un biglietto lo fanno per esprimere il loro amore la squadra. Se lo comprano per esprimere la loro opinione davanti a milioni di persone in prima serata, credo che il biglietto costerebbe un po’ di più.