Emergenza Italia, Prandelli fa la conta

29/06/2013 23:37

Tre non lo saranno, e sono rinunce importanti come quelle di Barzagli, Pirlo e Marchisio, su un altro terzetto ci sono forti dubbi. I nomi li fa lo stesso Prandelli: «, Chiellini e Gilardino non hanno ancora recuperato, ora aspettiamo la rifinitura, ma lavorare così non è facile. Oggi veramente non riesco a dare alcun tipo di indicazione». Per questo la 'finalinà di domani a Salvador sarà per questa Italia con la spia della 'riservà accesa «la gara più dura», come la definisce il suo tecnico. «Della partita contro la Spagna mi rimane una sensazione di orgoglio - dice Prandelli -, perchè prestazioni così aiutano a crescere. Abbiamo superato anche il fatto di avere bisogno di avere qualche critica per stimolarci. Gli spagnoli li abbiamo costretti ad aspettarci, come loro stessi hanno ammesso, ma ora bisogna vedere chi sarà disponibile per domani». Quindi la musica è diversa, gli azzurri sembrano aver speso praticamente tutto. «L'Uruguay è una squadra di grande temperamento, mi piace il loro spirito - dice Prandelli -. Ha qualità e si adatta a ogni tipo di avversario. E poi con quei tre davanti (Forlan, Cavani e Suarez, ndr.) ha una potenzialità offensiva straordinaria. Insomma, è la partita più difficile in assoluto. È più dura che con la Spagna perchè qui faccio fatica a mettere insieme dei reparti».

E soprattutto perchè, verrebbe da aggiungere, la Celeste, a differenza dell'Italia, vuole mandare in campo la miglior formazione possibile. In casa azzurra tutto è invece in alto mare, e l'unica impressione precisa è che El Shaarawy rischia di non giocare neppure domani: dipende da come starà Gilardino, e il Faraone rischia di essere il grande bocciato di questa Confederations. «Ci ho parlato a Coverciano - dice il ct -, è arrivato un pò vuoto, e provato dopo una stagione così importante. Per riproporsi ha bisogno di mettere ulteriore carattere, però farlo in breve tempo non è facile». Comunque vada, l'Italia tornerà a casa con un bagaglio di indicazioni utili per il prossimo anno, «anche se io sono restio a parlare dei Mondiali finchè non ci qualifichiamo», sottolinea il ct.

«Questo torneo è servito a capire che tra un anno dovremo arrivare qui fisicamente più forti - spiega Prandelli - e molto ben preparati da questo punto di vita. Spero che i club ci diano una mano, basterebbero uno o due giorni (per degli stage ndr). Se ci riusciremo, con il nostro gioco potremo mettere in difficoltà chiunque. Dobbiamo essere noi stessi, senza essere condizionati dalla paura di perdere». Tra i ricordi brasiliani del 2013 a Prandelli rimarrà «la centesima partita in azzurro di Pirlo, al Maracanà. È stata un gioiello». Ma adesso il regista di cui non vorrebbe mai fare a meno non è disponibile, e il ct deve inventarsi un'altra Italia, quella che cercherà in qualche modo di non chiudere questa esperienza brasiliana con una figuraccia.  

(ansa)