De Rossi amaro: "L'Italia è indietro, chissà se il Papa basta"

13/08/2013 23:21

Della sua posizione personale parlerà più avanti, «una volta per tutte: non ora che per due giorni sono azzurro, ma tutto mi possono dire meno che non sono chiaro». E infatti qualcosa gli scappa, a difesa del suo amico Osvaldo: «Se va via, perdiamo un gran giocatore, un bravo ragazzo. Io un amico, per il quale sono felice se lui è felice ovunque sia...Ma non amo che gli altri si intrufolino nelle mie cose, non lo faccio in quello degli altri. È una loro decisione». La sua, la potrà prendere ma non sa quando. «Se un giorno dovessi andare via dalla Roma, sarebbe all'estero: mi affascina l'esperienza in un altro calcio». E in un'altra cultura. «L'invito del Papa a un calcio non violento l'hanno fatto in tanti: altri Papi, ministri, dirigenti. Ma siamo ancora al punto che per una partita pizza e fichi volano schiaffi, ci si gonfia. È il nostro modo di vivere il calcio, tanto amore e passione ma l'altra faccia della medaglia è l'eccesso».

Così l'esperienza della conferenza congiunta con Candreva, alla vigilia di Italia-Argentina, è ripetibile per il primo, vincente nel derby di Coppa Italia, ma non per : «Per me non siamo pronti. Basta pensare a quel che è successo a : ha detto che se proprio dovevamo perdere, meglio con un gol del connazionale Lulic, e giù insulti. Eppure la Lazio è stata moderata nei festeggiamenti, noi avremmo fatto molto peggio». Pesa la sconfitta nel derby («ancora brucia») e il clima pesante del derby («a Torino, a Milano, a Genova si sente di meno: lì uno scambio tra le due squadre è ancora possibile») ma l'amarezza di si estende a tutto il calcio italiano. «Siamo indietro di 10 anni, forse anche 20. L'Inghilterra, la Germania, la Spagna, fra poco ci supererà anche la Francia. Basta guardare agli stadi - l'osservazione di - ai terreni di gioco, alle partite in serale a dicembre a Verona o Bergamo». Altre storie. Ma identica amarezza.

(ansa)