2 SETTEMBRE 2009: un anno di Ranieri in giallorosso

02/09/2010 18:13

Oggi si parla di sogno-scudetto (sfiorato nella stagione appena trascorsa), una parola impronunciabile dodici mesi fa quando Luciano Spalletti, il primo settembre, rassegnava le dimissioni e Rosella Sensi sceglieva il tecnico testaccino per dare la scossa ad un gruppo demotivato e abulico.

Il giorno seguente, 2 settembre 2009, Ranieri dirigeva il primo allenamento a Trigoria. Un incontro cominciato con un lungo colloquio insieme ai ragazzi e una promessa: torneremo in alto.

Mai scelta si rivelò più azzeccata, Ranieri ha saputo infondere ai suoi il pragmatismo che l’ha sempre contraddistinto ( “Non saremo spumeggianti come con Spalletti” ) e la propria filosofia (“Sacrificio e impegno”), dando forma ad una squadra tosta e compatta, ad immagine e somiglianza del proprio condottiero.

I risultati poi, sono stati a dir poco eccezionali. Se è vero che la Roma non è riuscita ad alzare nulla sempre alle spalle dell’Inter (campionato, coppa Italia e Supercoppa), nelle 51 partite col mister in panchina sono arrivati 31 successi (10 i pareggi e altrettante le sconfitte). Ranieri, in appena un anno di gestione, è riuscito a totalizzare la media punti più alta di sempre per un allenatore della Roma (2,222 a partita), per non parlare della striscia positiva di 24 risultati utili consecutivi ( seconda soltanto a quella di Liedholm ).

Numeri significativi che si sommano alla fiducia dell’ambiente che l’allenatore è riuscito a conquistare. Una volta vinto l’ostracismo iniziale da parte di alcuni tifosi e addetti ai lavori (tecnico dalla mentalità antiquata e sempre esonerato), Ranieri ha cominciato a farsi amare per la correttezza e l’eleganza, la schiettezza in privato e davanti ai microfoni e unorgoglio sbandierato per le proprie origini capitoline.

E’ stato ribattezzato Claudio ‘Martello’ per un’attitudine a chiedere sempre di più ai suoi calciatori, evitare rilassamenti e deconcentrazione. Le urla in allenamento e in partita, le discussioni con i cronisti in sala stampa, le tante decisioni coraggiose prese come la conferma di Julio Sergio tra i pali, l’esclusione di Philippe Mexes dall’undici titolare, la riabilitazione di giocatori come Perrotta o Taddei,  la scommessa Jeremy Menez dopo le incomprensioni e le ripetute scelte rischiose ma efficaci (il ritorno al modulo spallettiano ormai da molti considerato logoro, l'inamovibilità di Vucinic, la sostituzione di e nel derby di ritorno).

Un anno dopo, la Roma e Ranieri si ritrovano uniti con una stagione da vivere in pieno. Nonostante l’ingarbugliata situazione societaria, il tecnico ha una squadra forte, con giocatori scelti personalmente e pronti a lottare (altra parola d’ordine della sua gestione). Un anno dopo, bisogna vincere.



Andrea Palazzo