17/05/2015 18:01
LAROMA24.IT (F. Baranello) - “Dopo 120 minuti di gioco e una lunga serie di rigori che ha trattenuto con il fiato sospeso, in angoscia, l’Olimpico colmo di folla, la Roma ha vinto la Coppa Italia battendo il Torino per 3-2. Lo stadio, dopo la parata decisiva di Tancredi su tiro dal dischetto di Zaccarelli, è impazzito di tifo e mille fiaccole nella notte calante hanno salutato il posto in Europa della formazione Giallorossa”. Questo l'incipit de “La Stampa” all’indomani della Finale del 17 maggio 1980 con la quale la Roma vince la sua terza Coppa Italia e per la seconda volta contro il Torino dopo la finale del 1964.
Che Roma è quella della stagione 1979/80? Con il senno di poi è una squadra, o meglio una società, che sdoganerà la “Rometta” anni ’70 verso la permanenza più o meno stabile nel calcio che conta, e proprio questa vittoria ne segna lo spartiacque. E’una stagione che nasce con un nuovo presidente, Dino Viola, il ritorno in panchina del Barone Liedholm e alcuni acquisti più o meno criticati come Amenta, Turone, Benetti. Ma arriva anche “Carletto” Ancelotti e c’è il rientro a “casa” di Bruno Conti. In campionato occupa le posizioni di vertice per parecchio tempo ma chiude poi al 7° posto complice un finale di stagione davvero disgraziato.
Ma torniamo alla Coppa Italia, alla sua trentatreesima edizione, l’ultima a “Finale Unica” nella Capitale prima che tale consuetudine sia ripristinata nel 2007/08.
La prima fase è a gironi, sette per la precisione, e la Roma se la deve vedere con Perugia, Ascoli, Sampdoria e Bari, tutte con partite “secche” dal 26 agosto al 9 di settembre del 1979.
La prima partita va in archivio con una punizione del solito Agostino: Perugia-Roma 0-1.
Il 2 Settembre in un Olimpico stracolmo l’Ascoli, trascinata da Maurizio Iorio (che passerà alla Roma nella stagione dello scudetto), impone un pareggio: 2 – 2 con doppiette di Pruzzo e dello stesso Iorio. Nella terza giornata all’Olimpico la Roma liquida per 2-1 la Sampdoria con reti di Pruzzo e Di Bartolomei. Nell’ultima giornata la Roma vince per 1 a 0 a Bari con gol del solito Di Bartolomei con la solita punizione.
La classifica vede Roma a 7 Punti, Ascoli a 6, Perugia a 4, Sampdoria a 2 e Bari con 1 solo punto.
Ai quarti la Roma se le deve vedere con i Campioni d’Italia in carica: il Milan. Il 21 Novembre del 1979, di mercoledì, a Milano si gioca l’andata all’insolito orario delle 13:30 per paura che possa calare la nebbia: la Roma rifila un roboante 4 - 0 ai padroni di casa con reti di Benetti, autogol di Bet, Conti e Ugolotti. Da segnalare un fitto lancio di oggetti verso le squadre che rientrano nel tunnel che porta agli spogliatoi a fine partita da parte dei sostenitori del Milan che non hanno “gradito” il risultato del campo.
La partita di ritorno finisce 2-2. La Roma va sul 2-0 grazie ad un’autorete di Minoia e a un gol di Pruzzo. Poi Capello e Bigon ristabiliscono la parità. Ma per capire come è stata giocata la partita basta leggere il commento del giorno dopo su “La Stampa”: “E’ stato poco più che un allenamento fra Roma e Milan che poco o nulla avevano da chiedere a questa partita………..E’ nata così una partita senza scopo. Si doveva giocare e si è giocato”.
La Roma è quindi in semifinale e l’avversario è la Ternana che aveva eliminato i più quotati Fiorentina (nella fase a gironi) e Napoli (nei quarti di finale).
Il 5 marzo 1980 la Roma si reca al Liberati di Terni con un buon seguito di sostenitori giallorossi nonostante si giochi di mercoledì. A 7’ dalla fine la Roma sta soccombendo per 1-0 ma “favorito da una serie di rimpalli, Giovannelli pescava Benetti in area. L’ex Juventino si lanciava sulla sfera e con una puntata riusciva a superare Mascella in uscita”(Cit. La Stampa 6 marzo 1980).
Forti del pareggio conquistato in trasferta, e con un gol segnato fuori casa, il 23 Aprile si gioca il ritorno. La Roma viene da tre sconfitte consecutive in campionato e c’è aria di contestazione.
I giallorossi non brillano durante tutto il corso della partita, ma per fortuna sbloccano il risultato al 7° del primo tempo con Pruzzo, che risulta il migliore in campo, il quale si ripete anche allo scadere del primo tempo: 2-0 e Roma in finale.
La Finale è in programma a Roma il 17 Maggio alle 17,30 e, così come nella finale del 1964, la Roma affronta il Torino che ha battuto ai rigori la Juventus.
Dopo 120 minuti di battaglia in campo tra i ventidue protagonisti il risultato è ancorato sullo 0-0. Per la compagine Capitolina è una sorta di beffa perché ha comandato e imposto il proprio gioco relegando il Torino nella sua metà campo per quasi tutto l’incontro, sfiorando il gol con Conti e con Pruzzo, colpendo due pali con Ancelotti e Di Bartolomei addirittura durante i supplementari. Si rende quindi necessaria la lotteria dei calci di rigore, una soluzione spesso ingrata e ingenerosa.
Si effettua il sorteggio: la porta è quella sotto la curva Nord e la Roma è la prima a calciare. Ci vuole un po’ prima che si cominci, perché l’arbitro esige che si metta della segatura sul dischetto del rigore che ormai è quasi sparito e non si vede più. Ma questo non fa che aumentare la tensione. Finalmente sul pallone va Giovannelli ma Terraneo neutralizza. Mandorlini invece non sbaglia: Torino in vantaggio dopo la prima serie.
Nella seconda serie di rigori sia Bruno Conti sia Mariani non sprecano il loro tiro: 2 – 1 per il Torino. Alla terza serie De Nadai calcia malamente e Terraneo neutralizza. A questo punto il Toro ha la possibilità di allungare, ma il tiro di Greco è intercettato da Tancredi che si distende come una molla per impattare il pallone. Ancora Toro in vantaggio ma la Roma rimane in corsa.
Alla quarta serie Di Bartolomei, fatto entrare di proposito al 1° minuto dei tempi supplementari, sbaglia incredibilmente facendosi parare il tiro, proprio lui che è lo specialista. Nessuno pensa più che la Roma possa alzare il trofeo. A dare nuova speranza questa volta è Graziani che spedisce direttamente fuori. Siamo ancora sul 2-1 per il Torino e manca solo l’ultima serie.
Sul dischetto arriva Santarini il quale insacca spiazzando il portiere. È pareggio, ma il Toro ha ancora un rigore da calciare. Sul dischetto si presenta Eraldo Pecci: tiro e parata di Tancredi che si accartoccia sul pallone come a dire “è mio”. È il pareggio e si va verso i rigori ad oltranza.
Tutti seguono le mosse di Ancelotti che sistema il pallone sul dischetto, indietreggia e tira: è gol e Roma in vantaggio.
Ora la responsabilità passa o dai piedi di Zaccarelli o dalle mani di Tancredi. Il tiro di Zaccarelli è accompagnato dai fischi: Tancredi compie un tuffo sulla sinistra e para! È l’apoteosi, la Roma vince la sua terza Coppa Italia, dopo quella del 1964 e del 1969. Sugli spalti è un tripudio di bandiere. Il Presidente Viola è portato in trionfo. La Roma rientra anche nel giro delle Coppe Europee. Le manifestazioni di entusiasmo e i festeggiamenti proseguono sino a notte fonda.
È questa una vittoria molto particolare arrivata dopo anni duri, faticosi, culminati nella stagione precedenti in cui i giallorossi hanno lottato realmente per rimanere nella massima serie fino al gol liberazione di Pruzzo con l’Atalanta. Ma si respirava aria di rinnovamento: sono gli anni della presidenza Viola, della maglia della Pouchain, del lupetto di Gratton e del nuovo Centro Sportivo di Trigoria. Con questa vittoria si apre al vera e propria epopea della grande Roma degli anni '80, segnando il passaggio dalla “Rometta” alla “Maggica”.