17/05/2015 19:47
LAROMA24.IT (F. Baranello) Il 17 maggio del 2000 doveva essere la notte in cui i tifosi della Roma avevano la possibilità di tributare al Principe Giuseppe Giannini il doveroso “saluto”. Un saluto ad un giocatore che per 15 stagioni ha portato sulla pelle la maglia Giallorossa. Un ragazzo diventato poi il Capitano di tante battaglie. Un Capitano amato e discusso. Una fascia portata con grande amore ma anche tra mille tormenti. Una storia in maglia giallorossa in cui era troppo giovane per essere nella rosa scudetto dell’82/83 pur avendo esordito in serie A nell’82. E troppo in là con gli anni 2000/2001. La festa è diventata invece un inferno: risse, cariche, devastazioni.
Il suo “Addio” al calcio si svolge a tre giorni dalla vittoria dello scudetto della squadra dell'allora presidente Cragnotti e il clima è di contestazione verso la gestione Sensi.
Prima della partita un corteo organizzato dai gruppi più rappresentativi della Curva Sud, parte da piazzale degli Eroi e, alla testa di circa un migliaio di partecipanti, uno striscione che rammenta, semmai ce ne fosse bisogno, che “Roma resta Giallororossa”. Durante il percorso sino all’Olimpico continui cori sia contro la compagine di Formello sia avversi alla dirigenza giallorossa, in particolare il presidente Franco Sensi. Giunti a Viale dei Gladiatori gli animi sono già talmente surriscaldati che vengono presi di mira anche i campi di tennis del Foro Italico, dove si stanno svolgendo gli Internazionali di tennis, con un fitto lancio di oggetti, costringendo gli organizzatori a sospendere gli incontri. Rosella Sensi, amministratore delegato, in assenza del papà Franco impegnato con l’operazione che porterà la Roma a Piazza Affari, è il bersaglio dei fischi durante la consegna da parte di Giannini di un mazzo di fiori. Sempre lei la destinataria dei cori in cui si domanda “Batistuta dove sta?”.
In questo clima inizia la serata dedicata al Principe.
Dallo spogliatoio al campo il Principe avrà ripensato al suo esordio, peraltro sfortunato, avvenuto nel Gennaio 1982 contro il Cesena all’Olimpico: la Roma perse 1-0 e il gol prese avvio da un’azione in cui ci fu un'incomprensione tra il Principe e il Divino Falcao. Gli sarà tornata in mente la tripletta nella finale di Coppa Italia persa con il Torino, ma anche il gol di testa con annessa corsa sotto la Sud in Coppa Uefa contro lo Slavia Praga. Non avrà poi certo dimenticato il gol sul campo del Foggia, un gol che scacciò gli incubi della B.
La partita ha inizio e uno striscione in Sud recita «Facile amarti, impossibile dimenticarti».
Da una parte una Roma amarcord tra cui Tancredi, Righetti, Bruno Conti, Prohaska, Maldera, Chierico, Desideri e Voeller. Dall'altra una rappresentativa della Nazionale ‘90 tra cui Tacconi, Baresi, Bergomi, De Napoli, Schillaci, Vierchowod e Carnevale. Il Principe indossa la maglia azzurra e la scaletta prevede che indossi quella della Roma nel secondo tempo. Il primo tempo si conclude 1 – 1 con gol di Voeller e Carnevale.
L’intervallo, con le premiazioni, sarà fatale a quello che doveva essere il giusto epilogo del Giannini Day. Donna Flora, moglie dell'indimenticato ed indimenticabile presidente Dino Viola, omaggia Giannini, il quale si incammina in un giro d’onore. Il Principe visibilmente commosso raccoglie gli applausi ma in molti cominciano ad invadere il campo. In pochi minuti centinaia di tifosi si riversano sul terreno di gioco. Per un po’ nessuna traccia dei tutori dell’ordine e ogni tentativo di respingerli è lasciato agli appelli dei giocatori che però cadono nel vuoto. Anche Giannini ci prova: "Se non uscite dal campo non possiamo continuare questa festa", ma poi è costretto a desistere e si avvia in lacrime verso gli spogliatoi.
Dopo un quarto d’ora circa intervengono gli agenti in tenuta antisommossa e chi si era riversato in campo viene respinto e “accompagnato” a riguadagnare il proprio posto. Lo scenario però è davvero desolante e drammaticamente triste: intere zolle di prato sono diventate bottino di guerra e trofeo da mostrare agli altri, le panchine distrutte, le porte divelte. Non si può ricominciare a giocare a calcio, la festa non può riprendere. Il Principe torna in campo per l'ultimo messaggio, in lacrime, mentre abbraccia Bruno Conti e Francesco Totti:
"Scusate, sono emozionato, nervoso. Purtroppo, per un eccesso d' amore, per uno sfogo della rabbia di questi giorni... non doveva finire così, doveva finire con qualcosa di meglio..però vi ringrazio".
In curva, con lettere strappate ad altre scritte, compare uno striscione con scritto “Scusa”, ma ormai il danno è fatto.
Con la maglia della Roma colleziona 318 presenze e 49 gol in campionato più tre Coppe Italia (83/84, 84/85, 90/91).
I romanisti non lo hanno dimenticato, entra nella Hall of Fame nella categoria Centrocampisti nel 2013 e la Curva Sud non è da meno e lo inserisce nella splendida coreografia dell’ultimo Derby: “capitani”, “figli di Roma” e “bandiere”.