16/02/2016 17:58
LAROMA24.IT (F. BARANELLO) - Il campionato 1985/86 regala ai colori giallorossi grandi momenti di esaltazione ma anche cocenti delusioni. È un campionato all’insegna della rincorsa alla Juventus dove, pur con le vittorie che assegnano solo due punti, dalla stagione 1994/95 verrà introdotta la regola che assegna tre punti per la vittoria, la Roma rimonta ben otto lunghezze ai rivali bianconeri. Campionato che terminerà nella sciagurata partita contro il Lecce in casa. Nel mezzo di questa che resta comunque una cavalcata storica, gli annali riportano l’impresa della “cinquina” di Bomber Pruzzo.
È il 16 febbraio 1986 quando la Roma di Eriksson riceve l’Avellino di Tomislav Ivic. La compagine giallorossa viene da cinque vittorie consecutive ed è a quattro punti dai bianconeri.
Le squadre scendono in campo con delle maglie che oggi definiamo di altri tempi: maglia rossa bordata di giallo con sponsor Barilla per la squadra della Capitale mentre per gli irpini lo sponsor è Santal sulla classica maglia verde bordata di bianco.
Al 14’ del primo tempo la Roma usufruisce di un calcio di rigore concesso per un dubbio fallo su Cerezo. S’incarica della battuta Pruzzo che insacca sotto la traversa. Al 27’ Ramon Diaz ristabilisce momentaneamente le sorti dell’incontro sfruttando un errore della difesa giallorossa. La Roma controlla il gioco ma non riesce a trovare varchi e si va negli spogliatoi con il risultato di 1 a 1. Nulla fa presagire ciò che accadrà nella seconda frazione di gioco.
Non inizia benissimo il secondo tempo tanto che Gerolin deve fermare con un placcaggio da Rugby una volata verso la rete di Diaz. Oggi sarebbe fallo da ultimo uomo.
Al 57’ Conti si procura una punizione che lui stesso s’incarica di battere: palla al centro e Bomber Pruzzo insacca con il suo marchio di fabbrica, il colpo di testa. A questo punto la Roma sale in cattedra e colpisce anche un legno con Nela.
Al 69’ Boniek lancia Pruzzo il quale controlla mandando il difensore fuori tempo, si libera e scaglia in rete di sinistro per il terzo gol. All’88’, sugli sviluppi di un corner, Gerolin tira e l’estremo difensore respinge. Pruzzo si avventa sul pallone come un avvoltoio e in scivolata mette in porta per il quarto gol.
All’89’, per un ingenuo fallo di mano del difensore Zandonà, l’arbitro decreta un calcio di rigore. A questo punto il siparietto che non ti aspetti. Lo racconta proprio Pruzzo a fine partita: “Avevo deciso di non battere l’ultimo calcio di rigore. I gesti dalla panchina, l’incitamento della folla, mi hanno quasi spinto verso il dischetto. A quel punto ho detto a Boniek: giochiamoci il tiro a pari e dispari. È toccato a me. Non potevo più tirarmi indietro. Devo confessare che è stato forse il calcio di rigore più difficile della mia carriera. Con tutta quella euforia intorno, c’era il rischio di sbagliare" (Cit. La Stampa, 17 febbraio 1986). Palla in rete e cinquina per Pruzzo.
“Dopo Rocky IV, Pruzzo Cinque” si diceva a Roma in quei giorni. “Pruzzo Dinamite” titolò il Corriere dello Sport. “Bum Bum Pruzzo” lo definì La Stampa paragonandolo al pugile americano che finì per uccidere, suo malgrado, il coreano Duk Koo Kim dopo un incontro in cui sferrò una raffica micidiale di colpi.
Giorgio Rossi, lo storico massaggiatore della Roma, a tal proposito racconta: ”Con Roberto avevamo una sorta di patto scaramantico. Ogni gol segnato mi regalava 100 mila lire. Arrivò la trasferta con il Torino (9 febbraio 1986) e lui segnò la rete decisiva ma mentre salivamo sul pullman mi disse: Giorgio, sono rimasto indietro di tre gol con te, ma mi sento in forma…la prossima volta saldo tutto. Risposi che andava bene, ma la gara dopo, contro l’Avellino, Roberto esagerò, segnando 5 reti. Era così contento che mi firmò un assegno di un milione. Il Bomber era fatto così” (Cit. Massimo Izzi – Il Primo della fila).
Solo un altro romanista può vantare un simile record ed è Fasanelli Cesare Augusto che nel maggio del 1931 sigla 5 gol al Livorno (7-1).