15/03/2016 16:31
LAROMA24.IT (Federico Baranello) - Ci sono gesta che entrano nella storia. Ci sono gesta che entrano nel patrimonio genetico d’intere generazioni e poi tramandate e rievocate. Ci sono gesta che assurgono a leggenda: Roma-Juventus del 15 marzo del 1931 è uno di questi casi.
Siamo a quattro anni dalla fusione che ha portato alla nascita della compagine giallorossa la quale, per la prima volta, ha ambizioni tricolori. La Juventus si presenta a Testaccio per l’incontro valevole per la ventiduesima giornata con 5 punti di vantaggio sul duo Roma - Bologna.
C’è grande attesa nella Capitale per un evento mai vissuto prima, lo si attende “Cor Core acceso dalla passione”.
Burgess studia una mossa ben precisa per arginare il più temibile degli avversari, l’oriundo Mumo Orsi, che gioca come ala sinistra: l’allenatore sposta Ferraris IV nella posizione di mediano laterale destro. Il tecnico utilizza l’“Astuzia” e Ferraris “Er Core”. Il giorno prima del match lo stesso Ferraris dice: “Domani Orsi nun deve beccà palla. Io quello lo marco subbito d’anticipo” (Cit. Forza Roma! – I tempi di A. Ferraris e F. Bernardini, V. Finizio 1975).
La mattina della partita Testaccio è un ribollir di animi speranzosi. Venticinquemila spettatori, per un incasso record di 257 mila lire, e alcune migliaia di presenze sul Monte dei Cocci creano una cornice di pubblico mai vista prima. “L’attesa è spasmodica, morbosa: sventolano fazzoletti, spiccano ovunque macchie sgargianti di giallorosso, e scintille di elettricità si sprigionano da ogni parte, mentre la folla continua ad affluire compatta, con ritmo accelerato, e si aggiunge a quella che ha già preso posto, come l’acqua di un affluente che si scarica nel fiume maggiore” (Cit. Il Littoriale, 16 marzo 1931).
Inizia la partita e la Roma, sospinta da un tifo immenso, passa in vantaggio al 6’: Ferraris allunga a Volk, passaggio di quest’ultimo a Lombardo che lascia partire una sassata e palla in rete!
La Juventus tenta una reazione ma il punteggio rimane invariato sino alla fine del primo tempo. Alla ripresa delle ostilità è ancora la Roma ad andare in rete al 50’: Costantino salta Caligaris e centra rapidissimo a Volk che infila l’angolo alto con un colpo “de testa da fa ‘ncantà”. Testaccio esplode in una gioia mai vista prima, del resto “Ogni romano è n’bon tifoso e sa strillà”. La partita, giocata senza risparmio di colpi duri, s’incattivisce ulteriormente. Cesarini si scontra con Fasanelli e il Capitano Ferraris IV si butta nella mischia e viene atterrato da uno sgambetto di Cesarini stesso. Nel rialzarsi cerca un contatto non proprio amichevole. L’arbitro per non sbagliare li espelle entrambi. Lui non se ne vuole andare negli spogliatoi e rimane dentro la “buca” dell’ingresso al campo facendo capolino. Al 62’ Caligaris intercetta con le mani un pallone destinato in rete, è rigore. S’incarica della battuta Bernardini ed è 3-0. A questo punto Ferraris si libera di coloro che ancora stanno cercando di calmarlo ed entra in campo a baciare “Fulvio nostro” Bernardini, due icone del calcio pioneristico dell’AS Roma.
Le zebre sono ormai accerchiate dai lupi e al 79’ Fasanelli sfrutta un errato retropassaggio della difesa e insacca agevolmente per il 4-0.
All’87’ il definitivo 5-0: azione travolgente del duo De Micheli/Costantino, cross e Bernardini insacca. “Cari professori appatentati sete belli e liquidati perché Roma ce sa fa”.
Il giorno dopo, a sottolineare la portata dell’impresa, i quotidiani celebrano la Roma: la Gazzetta dello Sport scrive che “l’attacco dei lupi ha trasformato la possente difesa della Juventus in un crivello”, La Stampa asserisce che “i romani furono i migliori in slancio, in coraggio, in impegno”, La Gazzetta del Popolo narra come “i tre mediani della Roma hanno saputo frantumare tutte le virtù dell’attacco juventino”.
Alla fine del campionato la Roma arriverà seconda a quattro punti dalla Juventus che vince il primo titolo dei cinque consecutivi.
Di questa partita non si può non notare che il celebre inno Campo Testaccio abbia proprio la formazione schierata in quest’occasione: Masetti, De Micheli, Bodini, Ferraris, Bernardini, D’Aquino, Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo e Chini, “undici atleti Roma chiamò”.
E non si può dimenticare che questa partita ha ispirato un film nel 1932 diretto da Mario Bonnard dall’inequivocabile titolo di “5 a 0”, che ha visto la partecipazione di molti degli eroi giallorossi presenti quel giorno a Testaccio.
In generale questa partita non la si può dimenticare. Non la dimenticheremo…mai!