19 APRILE1936 - 80 anni fa Bernardini rifiuta combine a Brescia e la Roma perde lo scudetto per 1 punto

19/04/2016 18:37

LAROMA24.IT (F. BARANELLO) - Siamo nella stagione 1935/36 e la compagine giallorossa, dopo una splendida campagna acquisti, punta decisamente al gradino più alto del campionato. Nella stagione precedente l’attacco giallorosso è risultato il migliore della Serie A con 63 reti. Il 60% di queste sono suddivise tra Guaita (28) e Scopelli (11). La difesa ha invece incassato 38 gol. Arrivano quindi, per rinforzare la retroguardia, Gigi Allemandi dall’Ambrosiana e Eraldo Monzeglio dal . Insieme costituiscono la difesa dell’Italia Campione del Mondo. Poi dall’Alessandria arriva Cattaneo e dal   Cagliari D’Alberto. In squadra ci sono quindi ben quattro Campioni del Mondo: Masetti (1934 e 1938 anche se da terzo ), Allemandi (1934), Monzeglio (1934 e 1938) e il "Corsaro Nero" Guaita (1934). Una Roma da sogno.

Purtroppo, come spesso capita da queste parti, a un certo punto tutto sembra volgere per il   peggio. A poche ore dall’inizio del campionato i “Tre Moschettieri” Guaita, Scopelli e Stagnaro, si danno alla fuga per paura di poter essere chiamati alle armi nella Guerra d’Etiopia. Salta tutta la linea d’attacco.

Il compito di mister Barbesino diventa davvero difficile e si arrangia come può. Nella prima giornata contro il Torino schiera addirittura il terzino Gadaldi in attacco. All’inizio, ovviamente, ci sono parecchie difficoltà. Ma tutta la rosa, trascinata da un Bernardini che disputa probabilmente la sua miglior stagione della sua splendida carriera, risponde in modo ammirevole. Spirito di sacrificio, abnegazione e dedizione alla causa sono le doti messe in campo dai giocatori.

Nel girone di ritorno l’allenatore butta nella mischia il ventenne Dante Di Benedetti al centro dell'attacco. Il ragazzo con il suo entusiasmo e la forza fisica che mette in campo, oltre a buone doti tecniche, risolve i problemi della Roma: 7 reti in 13 partite ma soprattutto conferisce all’attacco il suo vero ruolo. La Roma consegue buoni risultati e comincia a scalare posizioni in classifica.

A quattro giornate dalla fine i giallorossi sono terzi con 32 punti, il Torino è secondo con 33 e il primo con 34. La Roma è di scena a Brescia, ultimo in classifica e praticamente già retrocesso. Ma la Roma si presenta falcidiata dagli infortuni: nella gara precedente contro la Sampdoria ha vinto e lottato contro il gioco duro degli avversari che hanno fratturato una gamba a Cerroni e colpito duramente Cattaneo e Frisoni.

Ci si avvicina alla partita e “…tra la serata del 18 e la mattina del 19 aprile, il vicepresidente   Manzolini viene avvicinato da un calciatore del Brescia che chiede 3.000 lire per facilitare la   vittoria romanista. La proposta arriva alle orecchie di Bernardini: se l’accordo va in porto, si rifiuta di scendere in campo” (da "Le 100 partite che hanno fatto la storia della A.S. Roma", T. Cagnucci-M. Izzi, 2015).

Dopo tutto quello che è successo e considerando quello che c’è in ballo in questa partita il gesto di Bernardini e della squadra tutta è davvero qualcosa di cui andare fieri, a testa alta. Sul campo la Roma passa in svantaggio al 14’ del primo tempo mettendo di fatto subito in salita la contesa. La Roma prova a recuperare ma Perucchetti, il del Brescia, sembra Zamora per l’occasione. Un palo inoltre nega a Bernardini la gioia del gol. Finalmente all’80’ Tomasi riesce a pareggiare. La Roma arriverà seconda ad un punto dal Campione D’Italia. La differenza è tutta nel punto lasciato a Brescia. La differenza è tutta una questione di principio e lealtà.