26/04/2016 21:39
LAROMA24.IT (Federico Baranello) - Quando si parla di Attilio Ferraris nulla è mai banale o scontato. Amante della bella vita e dei segreti delle notti romane. Fumatore accanito, appassionato di motori oltre che di donne. Gran giocatore di poker.
È il primo ad indossare la fascia di Capitano della neonata formazione capitolina. È anche il primo giocatore della Roma a vestire la maglia della Nazionale con la quale divenne Campione del Mondo nel 1934. Nel Novembre dello stesso anno è il Capitano della spedizione azzurra che affronta l’Inghilterra nella leggendaria partita persa 3-2. Ferraris è il grande “condottiero” di quella serata che conferirà agli azzurri il titolo di “Leoni di Highbury”.
“Poi ce sta Ferraris a mediano, bravo Nazionale e Capitano” si canta a Testaccio. Nonostante una vita non proprio da atleta in campo da sempre il massimo, non si risparmia mai, anche quando scappa dal ritiro la sera prima della partita. Vive il calcio come la vita, sempre al massimo.
Autentico trascinatore e leader dello spogliatoio imponeva ai compagni prima della partita un ritornello: “Dalla lotta chi desiste fa figura molto triste, chi desiste dalla lotta è un gran fijo de’ na mignotta”.
Il 26 aprile del 1931 si gioca Casale – Roma. I giallorossi, in lotta per il titolo, sono a 3 lunghezze dalla capolista Juventus (37 contro 40). La Roma alla fine del primo tempo fa rientro negli spogliatoi in vantaggio di misura. Ferraris non è evidentemente contento della prestazione dei suoi compagni sui quali “…si rovesciava un uragano di epiteti: “Dateve da fa, fiji de mignotta” (Cit. Forza Roma - I tempi di A. Ferraris e F. Bernardini, Vittorio Finizio, 1975).
I giallorossi vinsero poi per 3-0, perché sapevano che con Ferraris non l’avrebbero fatta franca.