27/11/2017 21:21
LAROMA24.IT (Federico Baranello) - “Carpi, il magnifico secondo sinistro, e capitano delle riserve, ha un giuoco brillantissimo; egli si prodiga in modo veramente ammirevole, egli, l’osiamo sperare, sarà l’animatore della prima linea, l’uomo capace di penetrare tra la ferrea difesa avversaria” (Cit. L’Impero, 27 novembre 1927). Queste parole di speranza accompagnano l’esordio di Giorgio Carpi contro i fortissimi rivali del Casale. L’allenatore Garbutt decide di “mandare nella mischia” alcuni giovani sia per necessità, visti gli infortuni, sia perché poco soddisfatto delle ultime prestazioni della squadra. La partita terminerà 1-1 e, nonostante non sia una grandissima partita per Giorgio, segna comunque una giornata importante per lui, l’esordio in prima squadra. Giorgio, che ha compiuto i diciotto anni da pochi giorni, vestirà in carriera solo il giallorosso: prima quello del Football Club di Roma, che in una dizione prettamente anglofona è conosciuto come Roman, e poi quello della Roma. Un pioniere della compagine giallorossa, presente nel primo vittorioso Derby e alla prima partita a Campo Testaccio. Nella Roma disputa “solo” quarantacinque gare ma entra nei cuori di tutti i giallorossi, anche in quello dei ragazzi delle ultime generazioni, al punto che trova posto nella coreografia del Derby del 2015 e nella Hall of Fame giallorossa.
Nella sua splendida avventura giallorossa “Il Signorino”, così chiamato per la sua eleganza, ha ricoperto il ruolo di calciatore, allenatore, accompagnatore e dirigente. Chi era Giorgio Carpi? Perché con “solo” 45 presenze è un simbolo dell’essere romanisti? Cosa ha significato la Roma per lui? Decidiamo di contattare il figlio Andrea per saperne di più. Andrea Carpi ha sessantanove anni e si è sempre occupato di musica: dapprima come musicista attivo, chitarrista che si forma nel noto locale romano Folkstudio, e collabora con musicisti del calibro di Grechi, Venditti, Locasciulli, Caputo e tanti altri. In seguito si occupa di giornalismo musicale con forte orientamento tecnico. Si dimostra molto cortese e gentile sin da subito e dopo averci dato la sua disponibilità chiudiamo il nostro primo “approccio” con un “Sempre forza Roma” da parte sua. Evidentemente il sangue non mente.
“Un padre non severo, giocherellone, simpatico e giovanile” ci dice Andrea parlando del papà Giorgio, “Una persona corretta. Un amante del calcio e dello sport in generale. È venuto a mancare all’età di 89 anni, ma ha giocato a tennis fino a quando ne aveva 85. Uno sportivo, un uomo sempre attivo. Ha trasmesso a noi figli il culto dello sport: divertimento, gioco, competizione ma con onestà e cavalleria. Questo ci ha trasmesso”. “Il padre Cesare era un dirigente del Roman”, prosegue Andrea, “dove giocavano mio padre e il fratello Luciano. Mio nonno Cesare contribuì a quel processo che portò alla nascita della Roma ma, purtroppo, senza poterne toccare con mano il risultato. Proprio nell’anno di fondazione della società viene a mancare in un incidente automobilistico. Una tragedia ovviamente per la famiglia”.
Carpi si ritrova quindi a giocare nella squadra che il padre aveva sognato e contribuito a realizzare, proprio pochi mesi dopo la sua morte. Potrebbe bastare questo per capire quanto la Roma sia nel DNA di Giorgio. La Roma gli entra dentro, gli s’infila sotto la pelle. “Nonno Cesare era un agente di cambio, un uomo importante, proprietario della Banca Carpi &Gieffers insieme all’omonimo socio tedesco. Dopo la morte la banca ebbe qualche momento di difficoltà, anche in considerazione del fatto che il socio di origini ebraiche dovette fuggire. Anche papà visse con la paura di poter essere perseguitato perché aveva un trisavolo ebreo. Diciamo che per i canoni italiani non correva pericoli mentre ne correva secondo i canoni tedeschi. Una storia, quella relativa alla banca, di cui anche noi sappiamo poco perché per pudore non ne parlava. So solo che non si dette pace finché non riuscì a ripagare tutti i fortissimi debiti che quella situazione aveva creato”.
C’è molto rispetto e ammirazione verso il padre da parte di Andrea, si percepisce dal tono e dalle parole. Molto piacevole risulta quindi l’ascolto. “Non lo ricordo chiaramente da calciatore ma lo ricordo nelle vesti di dirigente. Mi portava spesso nella sede di Viale Tiziano e sempre lì nei paraggi ci faceva fare sport, erano anche i tempi della Polisportiva. Facevamo quindi nuoto nella piscina dello Stadio Torino, Pallacanestro, Baseball e il Tennis al Club Parioli. Alla fine degli anni ’50 visse un momento molto critico per non essere stato riconfermato in nessun ruolo nella Roma e riprese il lavoro in Borsa non come Agente ma come Procuratore. Non era riuscito a laurearsi per la crisi economica, per la guerra ma anche per la morte del padre e gli mancavano solo cinque esami. Non volle approfittare di alcune facilitazioni e agevolazioni per i militari che gli avrebbero consentito di raggiungere l’obiettivo della laurea in maniera più semplice. Lo vedeva come una scorciatoia, lui che invece aveva un senso dell’onore antico. Ecco, se devo trovare delle parole per definirlo utilizzerei Signore, Uomo di altri tempi, Persona per bene. Dimostrava correttezza e onestà con il suo comportamento, nei suoi atteggiamenti. A casa nostra, sopra un pianoforte, c’era una piccola cornice che conteneva un ritaglio di un giornale in cui c’era scritto Giorgio Carpi, mosca bianca del calcio italiano. In un’epoca come la nostra in cui la critica alla casta e l’ammirazione per chi fa le cose per passione è d’attualità, mi impressiona come già allora temi analoghi, come la rinuncia allo stipendio da parte di mio padre mentre era giocatore, avevano una cassa di risonanza così forte da eleggerlo a simbolo di passione e onestà”.
Passione e onestà sono i segni distintivi per Giorgio Carpi. La voce di Andrea, complice forse la sua esperienza musicale, è sempre più gradevole e la conversazione prosegue da sola… “Per papà la Roma era tutto. Prima giocava con il Roman confluito poi nella Roma, nella squadra voluta anche dal padre che aveva lavorato sodo al progetto e lui ne diventa un giocatore. Il padre che muore qualche mese prima della fondazione della società e la madre, già separata dal padre, era andata a vivere in Brasile. Ha solo diciotto anni… e la Roma diventa per lui un riferimento fortissimo, è la sua famiglia. Aveva infatti sempre a cuore le vicende dei suoi compagni e si è sempre prodigato anche per il futuro di ognuno di loro. È noto di come abbia spronato Ferraris ad aprire il bar. Meno nota, forse, la costituzione di una cooperativa con alcuni calciatori per permettere a tutti di comprarsi una casa a condizioni agevolate. I suoi compagni erano sempre al centro dei suoi pensieri”. L’11 gennaio 2015 la Sud crea una delle coreografie più significative: 16 “pezze” raffiguranti altrettanti calciatori che hanno fatto e stanno facendo la storia della Roma e sotto la scritta “Figli di Roma, capitani e bandiere…questo è il mio vanto che non potrai mai avere!”. Tra i sedici anche Giorgio Carpi… ”Si, c’eravamo appena seduti con la famiglia per vedere la partita, non ci avevamo fatto caso, è stato mio nipote che se ne è accorto. Emozione e felicità, papà sarebbe stato orgoglioso. Proprio vicino a Totti poi”… infatti segnerà una doppietta in quella partita.
“Questa coreografia ha risvegliato tante emozioni in tutta la famiglia come anche l’inserimento nella Hall of Fame. Molte cose di papà calciatore le ho scoperte proprio dai tifosi e dagli appassionati della storia della Roma”. Una conversazione splendida con Andrea che ci ha raccontato non un calciatore ma un uomo. Abbiamo risposte ora alle nostre domande iniziali. Stiamo per salutarci ma quasi come se qualcuno gli stesse suggerendo qualcosa ci lascia un messaggio: “Il senso dell’importanza dello sport nella vita di tutti. A volte sembra che la cultura e lo sport siano distanti ma ricordo come nelle storia antica delle Olimpiadi i poeti con la Lira si sfidavano a gare di poesia. Sport e Cultura sono due elementi della vita. Viva la vita”. Crediamo di aver capito chi stesse suggerendo una simile frase. Viva la vita, viva la Roma, viva Giorgio Carpi.