19 GIUGNO 1993 - 25 anni fa Roma-Torino 5-2: storia di una Coppa Italia sfumata per un palo

19/06/2018 17:40

LAROMA24.IT (Stefano Serrani) - “Certi di farcela: annientiamoli! Insieme si può”. Rosso su bianco. Così 63.000 persone squarciano l’Olimpico quel sabato sera del 1993. Ingenuità? Incoscienza? Fede. Perché credere nella rimonta dopo il 3-0 di Torino nella finale d’andata è esercizio arduo, per ‘pochi eletti’. Già solamente credere nell’impresa è un’impresa, in più le acque in cui navigano squadra e società inviterebbero ad un bagno d’umiltà. Invece no, i sessantamila dell’Olimpico caricano e rilanciano: “Insieme si può”.

Dal punto di vista della gestione societaria la Roma sta vivendo una delle parentesi più buie della sua storia causa problemi giudiziari del presidente Ciarrapico, la squadra ha concluso la stagione al decimo posto in classifica, Boskov ha annunciato che lascerà dopo la finale, la dirigenza ha già ufficializzato Mazzone come sostituto e Caniggia, fiore all’occhiello del mercato estivo, è stato squalificato per doping. A questo si aggiunga l’anomalia-: Cervone e Zinetti vengono squalificati per rissa durante la semifinale di ritorno col Milan e salteranno la doppia finale: sui giornali si paventa la possibilità del a gettone’ e del recupero di Tancredi (che ha appeso i guantoni al chiodo due anni prima) ma la società decide di puntare su Fimiani, ventenne della primavera.

Fischio d’inizio ed energico colpo di spugna che smacchia ogni alone di negativià e ansia, perché “insieme si può”. L’Olimpico assale e la squadra con ‘lui’. Al 22’ la Roma passa con Giannini che dal dischetto spiazza Marchegiani ma, quasi allo scadere del primo tempo, Silenzi riporta il risultato in parità.

Al 2’ della ripresa Rizzitelli, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, colpisce di testa mettendo dentro la palla del 2-1 e tre minuti dopo Mussi aggancia Haessler in area: ancora rigore e ancora Giannini. 3-1 e 40 minuti ancora da giocare. Il campo inizia a farsi piccolo piccolo per il Torino che si ritrova rinchiuso nella propria trequarti asfissiato da una Roma esaltata da uno stadio che non indietreggia di un centimetro, neanche dopo il 3-2 di Silenzi. Perché “insieme si può”. Al 55’ arriva il terzo rigore per la Roma e puntuale la tripletta di capitan Giannini per il record di segnature in una finale di Coppa Italia. Tempo dieci minuti e Mihajlovic insacca la seconda punizione stagionale (la prima contro il Brescia, il giorno dell’esordio in A di un giovanissimo ) per il 5-2 giallorosso.

A -1 dalla storica rimonta la Roma si butta a capofitto in avanti e nell’asfissiante forcing finale sbuca la testa di Carnevale, la sponda innesca Giannini che resiste alla carica di Venturin e scarica, da posizione decentrata, un destro che si infrange sul palo alla sinistra di Marchegiani. Quel maledetto palo che segna la differenza labile tra possibile e probabile. Gli occhi lucidi del capitano sono quelli di uno stadio intero.

La coppa è del Torino ma al triplice fischio finale i sessantamila dell’Olimpico, ruggenti fino ad allora, ‘coccolano’ quei ragazzi stremati, tributando loro un lungo applauso appassionato perché “hanno trasferito in campo il sentimento dei tifosi sugli spalti”. La delusione per una sconfitta che taglia le gambe si mescola alla fierezza di aver sfiorato un’impresa quasi proibitiva, per averci provato insieme e perché, comunque, parafrasando un signore che negli anni un certo credito l’ha maturato, essere romanisti è un orgoglio. Anche nella sconfitta.