22/10/2015 21:47
Lo stupore per non aver visto nel sacco l'ultimo diagonale di Chicharito, la sua tripletta. L'incredulitá non sta nel 4-4, ma nella mancata constatazione di avvenuto decesso. Sportivo, coronarico. Di vitali funzioni azzerate.
Quante mattine dopo con le boccaglie e l'ulcera duodenale. Quante. Quante, per colpa Sua. Di folle c'e ben poco nei corsi e ricorsi giallorossi. C'è Giambattista Vico, nato 500 anni fa e morto invano, ad agitare le notti d'angustia giallorossa.
"Non posso passare la vita a esse rimontato".
Quello che non prende sonno e maledice di non essersi addormentato prima del fischio d'inizio dell'ottimo Kassai (l'anima de li mortacci tua, ma assai) è lo stesso tifoso che oggi sedimenta rabbia, domani usa dosi massicce di trielina per diluirla e venerdì fa partire il conto alla rovescia per la nona di Serie A. Per non parlare di chi ha già in tasca il biglietto per il "Formaggino".
Quello sta giá a Orte, per non vanificare il più bel Pjanic di sempre, il De Rossi goleador e il/lo/la/i/gli/le Gervinho ritrovato. Quel romanista lì non aggiunge il fatalista lamento al muro del pianto, rimpiange Benatia ma spera ancora in Rüdiger. Nella critica si strugge, nell'attesa si ritempra e come si resetta lo sa bene.
Quel tifoso lì, che non ha alcuna speranza di guarigione, ma ha letto benissimo il pizzino scritto da Garcia e recapitato a De Rossi.
"Prendiamone uno. L'ultimo gol. E poi mai più". C'era scritto. Così magari arrivamo quarti de quattro e vinciamo il campionato.
A Firenze. Per il primato.
Dario Bersani @DarioBersani