26/05/2019 03:40
LR24 (DARIO BERSANI) - Sei stato una questione di Cuore. Non un calciatore. Sei stato tutti gli sbagli che avrei fatto, quello che avrei sognato di essere. Il petto da gonfiare, er coatto antico e il signore. Sei stato l’Anima mia Daniè.
Quando se dicevamo “quindici anni n’amo vinto un cazzo, ma com’è”. E tu: “Darei un braccio. Credemoce Dá. Preparate che l’anno prossimo tocca a noi”. E io subito a scodinzolá come un pechinese. Mi galvanizzavo. Ti credevo, mi fidavo. Azzeravo, ripartivo. Come te. A noi non tocca mai. Non c’è anno prossimo. C’è sto Roma-Parma ma stavolta le lacrime sapranno di polvere. No che non ci vengo, non mi regge. Francesco era troppo, tu eri tutto.
Le crisi di rigetto, le vigilie, i tonfi e gli spasmi. Le volte in cui pensavi di essere pronto e non ce l’hai fatta. Famo che resto. Le accorate. Il “Baccano”. Quello che odiavi ma poi hai imparato a conviverci. Roma. Casa. Il fatto che dovesse arrivare sto momento, se sapeva. Ma poi quando arriva non sei mai preparato, come per i lutti. Il Vuoto.
Ti odiavo quando ti sforzavi di non piacere a tutti. Sta cosa di non essere mai banale, un urto de nervi. Poi pensavo a me. E insieme a te perdonavo anche me stesso. Sei la migliore persona conosciuta in questa fogna di ambiente. Sei quarzo e creta, magma e prisma. Hai illuso, hai guidato. Hai perso, hai sperato. Ma non hai mai tradito.
Mó che maglia te vai a mette vorrei sapè. Pure il blè nazionale me faceva senso. Ndo cazzo vai lontano da qua, la puzza di vero mica te la togli nè in America né in Giappone.
Tanto ti vedo con quegli occhi gonfi, sa? “Ma che te piagni, mica so’ morto”. Tu no, ma stamattina hai ammazzato tanti di quelli come me.
Come noi.
Disappunti di viaggio - Dario Bersani