09/11/2017 23:34
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Kevin Strootman accanto a Gerson Santos. Click. Foto. Postata su Instagram. Vestiti di tutto punto, in trasferimento verso casa dopo la campagna di Firenze. Zaino in spalla. Sorriso smagliante. Strano eh? Il duro Kevin più il bambino ufo Gerson. Ridono, scherzano, coinvolgono Perotti. Olanda, Brasile, Argentina. Ma anche Belgio, Bosnia, Grecia. C’è un cuore che batte nel cuore di Roma. Batte forte sui social network.
Amicizia fuori, fratellanza sulla pelle, in campo, tradotta in mutuo soccorso, collaborazione. Ogni squadra di ogni epoca ha una propria storia. Che può fare letteratura. Dai fratelli coltelli guidati da Maestrelli, roba di anni settanta, pellicce di volpe a coprire pantaloni a campana e pistole di due clan che si odiavano a morte ma che in campo diventavano un monolite, alla Roma di Spalletti prima maniera, quella che festeggiava i gol abbracciandosi e riempendo di schiaffi in testa il marcatore. La Roma attuale è una squadra di bravi ragazzi (bravi sì, tonti di mamma in campo no, quando che comincia la partita sanno mostrare il grugno giusto senza scadere nelle nevrastenie: la Roma non si fa mai ammonire, tantomeno espellere).
Le cene fuori tra l’Eur e le pergole stellate di Roma Nord, il comitato di accoglienza che ha le sembianze di Daniele De Rossi, fratello maggiore per romani di ritorno (Pellegrini) o di crescita (i ragazzi del vivaio aggregati) punto di riferimento quasi poliglotta per chi vien da fuori. Che si gode i fratellini divertirsi sui social, dove sono tutti molto attivi, e coinvolgono pure vecchi compagni di squadra e di vita privata, da Salah a Rüdiger fino a Pjanic. Non parliamo di “segreto vincente della Roma”, perché il gruppo si esalta sui media quando la squadra vince. Se le cose vanno male si scava alla ricerca dei clan e dei conti da regolare. Ma nel clima attuale da giardino dell’Eden, ci si gode anche l’idillio dello spogliatoio. In una sola parola, roba da hashtag: #brotherhood.