24/12/2017 20:11
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Puntuale come il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, tradizionale come Una poltrona per due su Italia Uno la sera della vigilia. La sconfitta della Roma a Torino con la Juventus è una tassa fissa. Anche quando pensi che la Finanziaria del campionato ti abbia liberato dall’onere di lasciare allo Stadium speranze, aspettative e tre punti. Difficile anche il giorno dopo aggrapparsi alla sfortuna. La traversa di Florenzi, l’occasione last minute di Schick. Riavvolgendo il nastro, la Roma ha creato dopo che la Juventus ha sprecato. Non possono bastare venti minuti a buon ritmo. Non con i bianconeri. La timida Roma in campo fino al settantesimo è ciò che si pensava fosse oramai alle spalle. Un passato che invece non molla i giallorossi. Che non abbandona i leader di una squadra che davanti a Chiellini, Mandzukic e soci fanno ancora una volta la figura degli studenti preparati che si intimoriscono fino a non riuscire ad andare oltre una prestazione scolastica. E che unita alla superficialità con cui si è affrontata la Coppa Italia, ha trasformato la settimana della svolta in quella delle amare considerazioni. Perché dalla Coppa la Roma è fuori, e il vertice de campionato impone ora una rincorsa affannosa. Di questo passo bisogna sperare che l’anno prossimo alla Juventus squalifichino il campo in occasione della sfida con la Roma. Che nel frattempo deve anche dialetticamente reagire in modo diverso. Quando la Juventus perde partite simili, davanti ai microfoni i lineamenti di Chiellini diventano ancora più spigolosi, Allegri sbraita in livornese stretto, lo sguardo di Nedved si fa ancora più minaccioso. Ieri sera, come dopo la partita in Coppa Italia, come dopo ogni partita giocata e persa a Torino, i tesserati della Roma hanno provato ad aggrapparsi alla prestazione, promettendo di ripartire subito e di essere pronti a lavorare sodo. Una cantilena. Soprattutto se ascoltata alla fine di un match in cui i presupposti dovevano essere diversi. Perché la Roma era arrivata a Torino in modo diverso rispetto al passato. Forse la soluzione è affidarsi a un allenatore per trentasette partite l’anno e ingaggiare uno psicologo nella settimana che porta a un esame che non si riesce più a superare.
@augustociardi - In The Box