25/06/2018 20:05
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Premesso: sarà tosta elaborare il lutto Nainggolan, in quanto non più calciatore della Roma, in quanto venduto, per di più venduto all’Inter. Allenata da Spalletti. È tosta. Sopravvivremo ma ora è tosta. Soprattutto dopo aver visto le immagini del bagno di folla milanese (una quarantina di persone che copiavano un coro in voga all’Olimpico, se questa è folla…) il giorno del suo arrivo. Masticava chewing-gum amaro, Nainggolan. E si realizzava per la prima volta che non avrebbe più combattuto per la causa romanista. Serve tempo, serviranno risultati. Chiaro.
Ma in tutto questo, Davide Santon non c’entra nulla. Non ha bisogno di difensori d’ufficio, ha vissuto momenti tosti, soprattutto a Milano. La sua Milano. Nella sua Inter. C’era una volta “il bambino”. Così Mourinho definiva lo sbarbato che quasi dieci anni fa si affacciava in prima squadra con le stigmate del predestinato. Si è perso. Ha perso sicurezza, ha avuto mille problemi fisici, è andato in confusione. Ma non c’entra. Non c’entra niente con Nainggolan, nell’accordo quadro (non comprensibile) prima di essere una scelta tecnica dà la sensazione di essere una scelta economica. Ma soprattutto parlando di lui ci si distrae dal cuore della questione. C’è chi non se ne farà mai una ragione della cessione del belga e se si concentra sulla periferica operazione Santon spreca fiato. E chi cerca di motivare tecnicamente e tatticamente l’acquisto di Santon perde tempo. Perché a meno che non segua lo stesso percorso di El Shaarawy (da bambino prodigio a disorientato ragazzo, poi a Roma ha riacquistato parzialmente la memoria calcistica), Santon nella Roma sarà terza scelta a destra e terza scelta a sinistra. Quello che era diventato Bruno Peres a destra e Jonathan Silva a sinistra. Roba da minuti finali di Roma-Empoli pochi giorni prima della Champions League, col risultato in cassaforte.
Non frequenta più i social network, Santon. Perché non ne poteva più degli insulti vergognosi, dei tifosi interisti. Ci ha pensato mille volte prima di dare l’ok. Perché sa che nomina si è fatto. Ma non c’entra niente con Nainggolan. Non c’entra niente nemmeno col giudizio finale sul mercato della Roma. Forse “dimenticandocelo” potrà persino essere utile alla causa. Sembra si stia parlando di un ragazzo difficile. Semplicemente è un calciatore che negli ultimi cinque anni ha vissuto momenti tosti. Tipo quelli che stiamo vivendo rendendoci conto che Nainggolan è andato a giocare da Spalletti.