28/08/2018 20:15
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Peccato mortale sarebbe indire processi dopo una bipolare serata di fine agosto. Roma-Atalanta però deve essere un simbolo. Un simbolo di qualcosa che non deve ripetersi. Perché il campionato di Serie A prevede un cannibale, la Juventus, in grado di darti dai 4 ai 17 punti a stagione. Che c’entra la Juventus che stravince contro chiunque e non si può contrastare? C’entra, perché le presunte rivali hanno principalmente un compito: rendere meno noioso possibile il campionato. Più o meno come fece il Napoli di Sarri, o giù di lì. È un dovere per la Roma, un dovere per il Napoli, le migliori realtà umane del nostro campionato. È una speranza per l’Inter, al netto di patetiche esagerazioni di chi l’ha eletta immotivatamente anti Juve. È una chimera per il Milan che sta solo oggi ponendo le basi per un riscatto dopo anni di buio. Quindi, in nome della competitività (guai a chiedere i trofei), quarantacinque minuti come quelli di ieri vanno aboliti. Perché al netto di cessioni eccellenti la Roma è forte. O quantomeno non è più debole dell’Atalanta C messa in campo da un tecnico che a differenza di molti altri in Serie A non ha buona stampa né validi sponsor ma riesce sempre a dare una chiara identità alle proprie squadre.
La Roma quest’anno non deve smarrirsi fra i numeri dei moduli tattici. Deve essere pratica. Le migliori partite della scorsa stagione sono state quelle in cui è stata abile a diventare camaleonte, adattandosi all’avversario per colpirlo come un cobra (trasferta di Napoli, per esempio). E in Champions League il capolavoro di Di Francesco è andato in scena con la difesa a 3. Per dire: i numeri è roba da banchi del liceo. Le alchimie roba da scienziati. Una squadra di calcio non è un laboratorio. E siamo solo a inizio stagione. La squadra è forte, l’allenatore ha mostrato doti anche alla voce duttilità. Non manca niente se facciamo un inventario, c’è pure l’errore da non ripetere, il primo tempo di ieri sera. La Roma versione Babbo Natale fuori stagione deve finire in soffitta. Perché nel campionato quasi più da onorare che da vincere, in quanto vince sempre la stessa squadra cannibale, è un dovere non farsi distanziare per colpa di partite in cui calciatori che lavorano insieme e senza intoppi da due mesi sembra che si siano presentati tra di loro due minuti prima di scendere in campo.
P.S. spronare Cristante e Pellegrini è sacrosanto. Accusarli, processarli e condannarli dopo quarantacinque minuti e da idioti. Magari condizionati dal fatto che mentre loro scendevano in campo, Strootman cenava al porto vecchio di Marsiglia.
In The Box - @augustociardi