Contraddizioni in termini

22/10/2018 17:41

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Lo scorso inverno la Roma anticipò di poche ore l’effetto paralizzante della neve che stava per bloccare la città. Lasciò tutti di stucco perdendo due a zero, come sabato, ma con il Milan che passò all’Olimpico coi giovani Cutrone e Calabria. Era la vigilia di -Roma, prossimo avversario in questo campionato. In campo c’erano , , Kolarov, , . Assenti per ragioni diverse contro la Spal. In panchina c’era . Ma la continuità è determinata, o causata, anche dalla disarmante fragilità della Roma nelle partite casalinghe. E dall’incapacità di rimontare quando segnano gli avversari. Sono passati otto mesi ma la musica è sempre la stessa.

Come le dichiarazioni a fine partita. Contraddittorie. A inizio stagione, dopo vittoria col Torino, l’allenatore non ha detto “vinceremo lo scudetto”, ma a domanda specifica ha risposto “non ci poniamo limiti, dobbiamo provare sempre a vincere”. Giusto. Bisogna essere ambiziosi. Poi però dopo un rovescio interno firmato Petagna e Bonifazi (ammetto di essere andato a rileggere il tabellino per controllare il nome del secondo marcatore della Spal), fra i temi toccati da c’è stato quello dei giovani. Troppo coccolati per non dire esaltati prima ancora che dimostrino qualcosa, in sintesi. “Perché Roma è così” il solito ritornello. Mettiamoci d’accordo. Roma è il mostro spietato che non perdona nulla o il gigante fregnone coi piedi di argilla e il cuore tenero che assegna palloni d’oro agli sbarbati che esordiscono in campionato?

Forse sarebbe il caso di cercare le cause dei blackout dentro lo spogliatoio, o nelle strategie societarie di mercato. O, perché no?, nello spartito tattico di una squadra troppo spesso in cerca di autore. Perché se da un lato è esagerato fare speciali di due pagine sui diciottenni che fanno un assist, coi quali raccontarci dove fanno colazione e chi li accompagnava al campo di allenamento, è altrettanto vero che nessuno punta la pistola alla tempia all’allenatore quando c’è da mandarli in campo. La Roma non ha fatto un mercato di bambini. Kluivert, Coric, oppure Schick, Pellegrini, Under un anno fa, sono arrivati a prezzi da adulti, e soprattutto sono acquisti condivisi. Perché quantomeno questo è stato dichiarato e ribadito più volte dall’allenatore. Se alle consuete risposte sui calciatori che troppo spesso si dimenticano di fare quello che si prova in allenamento, si aggiungono dichiarazioni atte a spiegare magari perché Luca Pellegrini fa fallo su Lazzari, o perché Kluivert non cambia il volto alla partita, sarebbe opportuno anche spiegare perché quando le cose vanno male questi giovani vengono mandati in campo magari in ruoli poco consoni, tipo Coric quasi terzino sinistro e Kluivert a ingolfare la prima linea (nella tradizione del “se perdo provo a rimontare aggiungendo attaccanti ad attaccanti”), per tacere del “segnale” Zaniolo a .

Le contraddizioni in termini creano equivoci. In molti pensano da sabato che “vabbè ma allora inutile chiedere alla Roma risultati, perché è piena zeppa di giovani inesperti”. Niente di più sbagliato. Sabato la squadra prevedeva Olsen, , Marcano, , Nzonzi, Cristante, Lorenzo Pellegrini, , . I più giovani erano Under e Luca Pellegrini. Ieri in campo è andata una squadra potenzialmente pronta ma terribilmente impreparata. E negli ultimi due mesi, nelle varie pessime esibizioni, c’erano anche Kolarov e . I . La Roma non è da scudetto, neanche un fesso poteva pensare che lo fosse. Ma non è una nave scuola. L’allenatore, il dirigente che assieme a lui ha costruito la squadra, e i giocatori, una volta per tutte devono evitare che sia una nave che imbarca acqua, come oramai da abitudine. Domenica c’è il come quel sabato di otto mesi fa. Per paradosso questa partita oggi sembra la vera ciambella di salvataggio.

@augustociardi - In The Box