04/12/2018 23:26
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Chiudete gli occhi e immergetevi nell’amore della vostra vita. Quello che vi fa esplodere il petto. L’amore che recintarlo nella parola amore è persino riduttivo. Penserete agli apici, alle emozioni della felicità che prende forma nei picchi eccezionali o nella meravigliosa quotidianità, persino nei gesti ripetitivi. Penserete agli occhi della persona amata che si fondono coi vostri. Agli abbracci. Alle risate. Ma non solo. Amare è esserci. Sempre. Comunque. Ovunque. Amare è salvarsi. Salvarsi a vicenda. Fare sentire la propria presenza quando la persona amata vive un tormento, quando a fatica mette un piede davanti all’altro alzandosi dal letto. Esserci. In modo naturale. Come respirare. Dimostrare e dare, incondizionatamente. Amare è dare senza pretendere di ricevere. Sapendo che nessuno si salva da solo. Nemmeno nel calcio.
La Roma sa che quando è burrasca, gli arbitri soffiano maestrale, scagliano strali, agitano mulinelli. Sa che parte della critica, quella pretestuosa, cerca perennemente assist per affossarla. Nessuno si salva da solo. E allora ci si deve salvare a vicenda. Società, allenatore, calciatori, tifosi. Già. Anche i tifosi. Che sono quelli che restano. Proprietari, dirigenti, consiglieri, tecnici, difensori, mediani e attaccanti passano. Tutto passa. I tifosi restano. E aiutano a salvarti. Ma tu Roma devi aiutare loro a farti capire. A parlare la stessa lingua, a coniugare lo stesso verbo. Amare. Che diventa anche amare se stessi, difendendo il territorio.
Questo serviva ai tifosi. Questo è stato: la levata di scudi di Pallotta e Totti ha compattato, si faccia in modo che non rappresenti l’eccezione. Che diventi la regola. Nei momenti più duri emerge l’amore. Anche quello che fa urlare contro le avversità. Chi ama non si pavoneggia. Diventa scudo. Quando c’è da evitare che la grandine faccia danni. Facile baciare gli scudetti alla presentazione o dopo un gol. Più difficile cercare taverna nel mare quando rischia di inghiottirti, prendendosi per mano. Allenatore e calciatori devono essere un blocco unico, farsi ancora a cui legare la barca. Niente musi lunghi, basta teorie da ostentare. La Roma da domenica scorsa deve essere più umana, meno snob. Lasciarsi entrare, penetrando. Diventare tutt’uno per salvare il salvabile di una stagione in cui la semina sembra andata distrutta dalle alluvioni. Poi però intravedi dei fiori con lo stelo di acciaio. Si chiamano Zaniolo, Under, Pellegrini, Kluivert. E allora ti modifichi. Inoculando loro il senso di appartenenza, evitando di farli salpare presto verso altri lidi. Modificarsi per modellarsi. Amare significa modellarsi. Plasmarsi. Quindi mettersi in discussione. Sapendo che fuori c’è bufera. Nessuno si salva da solo, arroccandosi impettito nelle proprie convinzioni. Men che meno sentendosi diverso fino ad atteggiarsi superiore. La Roma in grave difficoltà ora deve abbandonare la teoria e sposare la pratica. Ripartire compatta sapendo che arbitri, risultati, classifica, polemiche, difficoltà tattiche, infortuni, hanno modificato la strada. Resa impervia dalle intemperie. Ci si salva con la cooperazione interna. Ci si salva con l’amore incondizionato dei tifosi. Che sono il suo porto sicuro. Perché nessuno si salva da solo.
In the box - @augustociardi