19/09/2019 20:02
LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Chi non si adatta è destinato all’estinzione. Ce l’ha insegnato la scienza nel corso degli anni: a sopravvivere non è la specie più feroce ma quella più incline al cambiamento, quella in grado di mutare i processi del proprio organismo per sincronizzarli all’ambiente circostante. E ciò che vale in natura viene ribadito nel calcio. E’ per questo inviolabile principio che ciò che funziona lì non è detto abbia stessi effetti e identica sorte qui. O, ancora peggio, quello che produceva benefici ieri qui, magari oggi non è in grado di replicare medesimi vantaggi.
Il timore che Paulo Fonseca si rivelasse un (altro) marziano a Roma, capace di domandare del boršč, una zuppa di barbabietole, lardo ed erbe, tipica dell’Ucraina, in un’osteria di Trastevere, è durato poco più di due settimane. Superata la sosta, il trionfante ritorno in campo ha visto l’annullamento, più che la sconfitta, del Sassuolo.
Certo il Sassuolo, comunque il Sassuolo.
Alla crescente identità tattica romanista, è corrisposto anche una modifica strategica. Oltre la mappa posizionale qui sotto, a vidimare il cambiamento è lo stesso Fonseca in conferenza stampa: "Avevo detto che ero io a dovermi adattare al campionato italiano ed è quello che ho fatto. Abbiamo apportato dei correttivi tattici che ben si adattassero a queste condizioni".
(A sinistra le posizioni medie contro il Genoa alla 1a giornata, a destra quelle contro il Sassuolo alla 3a)
Il più evidente: l’ampiezza non è guadagnata parimenti con i due terzini, piuttosto questi s’alternano in una disposizione che diventa spuria, a-simmetrica. Da un lato Kolarov ha fornito sfogo esterno, dall’altro Kluivert ha allargato il campo assecondando la sua natura esterna. Si badi bene: non è il gusto, presuntuoso e stomachevole, di ribadire a chiunque vi si affacci “noi siamo la Serie A, pivello”, come se altrove invece si giochi al calcio saltando sulle traverse, piuttosto la comprensione, lucida e sagace, di una difficoltà a gestire le transizioni negative, almeno qui e ora, con una squadra così aperta in campo. Si chiama adattamento che non deve tracimare nell’abiura e infatti, si difende, ora e sempre, in avanti, si ricerca il dominio territoriale, si pressa dove, come e quando è possibile, come da credo paulista. Altrimenti era il caso di comporre numeri diversi da quello di Fonseca. Cambia la punteggiatura, non il contenuto. E’ adattamento. Quello che permette alla specie di evolversi, per non estinguersi.
@MirkoBussi - In The Box