25/10/2019 20:37
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se aggiornate le applicazioni dei traduttori sugli smartphone, scoprirete una nuova lingua, quella romanista. Se provate a tradurre dall'inglese al romanista le parole Low profile, il risultato sarà Schiaffi in faccia. Che la Roma sistematicamente incassa da chiunque. Che certificano il fallimento di una linea politica. Il capolinea di un modo di fare che forse funzionerà nel calcio immaginifico di Franco Baldini, ma di sicuro non può attecchire sui campi di pallone. Dopo il primo furto subito da questa Roma, nell'ottobre 2014, in casa della Juventus, si fecero sentire, con gesti e voce, Garcia, Totti e De Sanctis. Immediatamente rimbrottati da James Pallotta. Che intimò loro di non inveire contro gli arbitri. Poi lo "stile" inguardabile della Roma è sfuggito di mano, fino a sconfinare. Nei salotti televisivi, quando Destro fu trasformato in imputato dopo una manata ad Astori, e venne squalificato via satellite, per direttissima, per tre giornate. Sconfinato nelle strade, dove ai cronisti basta intercettare De Laurentiis e fargli una domanda sulla Roma per avere un titolo da nove colonne: ombre sulla proprietà giallorossa (riferimenti ambigui alle presidenze di Roma e Liverpool), frasi denigratorie sui tesserati (che poi acquisterà: Manolas). Sconfinato nei salotti televisivi, dove in due settimane alla sbarra sono finiti prima Petrachi, praticamente deriso perché provava a lamentarsi per il furto di Roma-Cagliari, e poi Zaniolo, tirato in ballo da Capello che cercava un esempio negativo da proporre al giovane Esposito per evidenziare all'interista ciò non deve imitare.
Chiunque passa, tira uno schiaffo alla Roma. E se ne va. E la Roma non reagisce. Ogni tanto tira fuori il capino, perché il suo presidente lancia strali cafoni tramite Twitter, facendo il solletico ai gradassi che bullizzano la sua squadra e provocando irritazione ai molti tifosi che si sentono sempre meno rappresentati da chi non riesce a capire che il calcio non è roba da salotti buoni di piazza di Spagna o da teatri londinesi, ma un'arena in cui se non ruggisci ti sbranano. Roma-Borussia Monchengladbach segue Porto-Roma, successiva a Roma-Liverpool, che seguiva Liverpool-Roma, che veniva dopo Barcellona-Roma preceduta da Shakhtar-Roma. Una collezione di vergogne arbitrali con cui schiaffeggiare una club ostaggio di un aplomb inadeguato, inaccettabile. Ventiquattro ore dopo le infelici esternazioni di Capello, la reazione a difesa di Zaniolo è stata affidata al suo agente, come se il ragazzo fosse tesserato per l'Associazione sportiva Vigorelli e non per la Roma, che poi manderà De Sanctis a fare battute sulla goffaggine di Capello, che ha paragonato alle messe in scena casalinghe di Adani. Lasciamo stare. Era meglio non rispondere. Ma non dovrebbe essere l'ex portiere a trattare certi temi. Così come non dovrebbe farlo Petrachi.
Quando diventa inevitabile alzare la voce, devono entrare in scena presidenti, vice presidenti, amministratori delegati, direttori generali. Deve scendere in campo l'artiglieria pesante. Ma di pesante nella Roma c'è soltanto l'assenza di voce, l'assenza di presenza scenica. C'è soltanto il silenzio deleterio o le reazioni inadeguate. Nel calcio, come nella vita, a volte servono i gesti eclatanti. Per esempio infilarsi nel primo aereo in partenza disponibile per andare a occupare di forza ogni studio televisivo nazionale e internazionale per urlare una rabbia che non può continuare a essere soffocata. La Roma non può continuare a subire sadicamente, in silenzio, torti, dileggio, provocazioni, angherie. La Roma deve reagire. Deve farsi rispettare.
In the box - @augustociardi