08/06/2020 01:59
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Milione in più, milione in meno, il rosso relativo ai numeri contabili della Roma (fino a marzo) non è una sorpresa. La Roma non è una 126, chiariamolo, 126 sono i milioni di negativo in bilancio, che si scontrano col fatto che la macchina consuma come un bestione della strada che si beve cinquanta euro di benzina soltanto quando giri la chiave di accensione, e da cui ti aspetteresti prestazioni diverse. Ma, costando tanto (troppo), è chiaro che i conti non tornino, se non arrivano i risultati. Perché la Roma pur cambiando capo meccanici e ingegneri viene ogni anno assemblata per giocarsi tutte le sue fiches in campo. Assemblaggio che a volte sembra assembramento, perché può capitare che quando cerchi la quadra, la squadra te la ritrovi storta. È umano sbagliare, ma il problema è che se sbagli assemblaggio il rosso diventa rosso fuoco.
Sabatini, Monchi, Petrachi: possiamo fare giochi della torre fino al duemilamille, i direttori sportivi corrono rischi sulla propria pelle, perché se tutto dipende dalla tua abilità di costruzione delle squadre, le coronarie saranno perennemente a rischio. Quante volte si è chiesto alla Roma di correre rischi di impresa? Magari tenendo in rosa i più forti senza sacrificarli al trading tecnico? O facendo il passo più lungo della gamba comprando calciatori dal cartellino caro? Ebbene, pensandoci, la Roma il suo rischio di impresa lo ha corso in questi anni, mantenendo ad altezze alpine il monte ingaggi. Non tagliando il cordone ombelicale che la porta costantemente sul podio nella classifica dei soldi spesi per gli stipendi. Nella logica del "non posso permettermi i cartellini dei big ma provo ad allettare con ingaggi da big calciatori che altrimenti non verrebbero, e che potrebbero aiutarmi a centrare l’obiettivo". Obiettivo sportivo e di conseguenza economico, perché arrivare tra le prime quattro serve per campare bene, se non per sopravvivere, ed è praticamente l’unica via. Altrimenti, sono guai.
Perché, arriviamo al dunque, le vere lacune si sono registrare fuori dall'area tecnica. In comparti in cui un club che parla con l’accento americano doveva eccellere. Chiaro che l’affaire stadio sia discriminante, ma i numeri commerciali della Roma sono deludenti. Con le conseguenti porte girevoli per molti dirigenti, spesso stranieri, annunciati come eccellenze professionali, salutati come disastri naturali. E il club soffre per paradosso più questi passi falsi che per il depotenziamento tecnico, che spesso ne è stato l’amara conseguenza. Puoi prendertela con Sabatini per Iturbe o con Monchi per Pastore, puoi avanzare dubbi su Petrachi per Ibanez e persino rimpiangere Pradè e Perinetti. La realtà dice che si può sbagliare un acquisto o sballare una sessione di mercato. Se non hai le spalle coperte e punti tutto, sempre, sui piazzamenti, alla lunga più che correre rischi ti giochi il futuro alla roulette russa.
In the box - @augustociardi