18/07/2020 19:19
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Evitando di correre dietro alle suggestive informazioni che rimbalzano fra due continenti su Edinson Cavani, legate a eventuali cambi di proprietà che coinvolgerebbero un gruppo a oggi anonimo, l’argomento attaccante torna prepotentemente a tenere banco in casa Roma. Come un anno fa, in questi giorni, il nome di Edin Dzeko viene accostato all'Inter, ma anche alla Juventus. E come un anno fa, di questi tempi, torna in auge il nome di Gonzalo Higuain. Da Edin a Edinson passando per Gonzalo. Tutti rigorosamente over trenta. Tre grandi attaccanti, tre storie slegate. Dimentichiamoci Edinson. Facciamoci scivolare addosso Gonzalo, che non arriverà mai. Concentriamoci su Edin. L’attaccante straniero col più alto numero di gol in maglia giallorossa. Trentaquattro anni per sette milioni e mezzo di ingaggio a stagione. Che per una Roma coi conti in disordine apparentemente sembra una follia. Ma meno di un anno fa, a ridosso del ferragosto del duemiladiciannove, la Roma ed Edin si sono sposati per la seconda volta. E che dio benedica il nuovo matrimonio. Perché se è vero che lo stipendio di Dzeko stride con le emergenze contabili, è innegabile che quell’operazione sia tra le più sensate degli ultimi anni. La Roma chiedeva 20 milioni di euro. L’Inter non arrivava a 12, forte dell’intesa col calciatore. Nel frattempo Higuain respingeva il corteggiamento di Petrachi. Alla fine Edin rimase, ottenendo un aumento sostanzioso di ingaggio. Perderlo significava rinunciare al più forte calciatore della rosa e di conseguenza dover trovare un sostituto di livello che per cartellino e ingaggio avrebbe comportato un investimento simile a quanto messo sul piatto dalla Roma per il suo numero nove. Un anno dopo, oggi, un contabile distaccato caldeggerebbe la cessione. Ma poi? Con chi giocherebbe la Roma davanti? Abbiamo scartato per ragioni diverse Gonzalo ed Edinson. Ipotizziamo che non ci sia più Edin. La Roma in casa non ha attaccanti centrali. L’unico, non all’altezza del bosniaco, è in prestito, Kalinic. Bisognerebbe pescare altrove. Il contabile distaccato al massimo darebbe l’ok per indirizzare la ricerca a Udine, destinazione Kevin Lasagna. Neanche a Ferrara, perché Petagna è del Napoli. Napoli che ha in organico Arek Milik, sul mercato ma per almeno 40 milioni di euro di cartellino e almeno 3,5 milioni di ingaggio. La Roma non può spendere quelle cifre. Così come non può spendere 45 milioni per Zapata dell’Atalanta e in questo momento neanche 25 per Joao Pedro del Cagliari. Quindi? A meno che non si voglia passare da Edin a Kevin, Lasagna, ci si dovrebbe orientare all’estero. Bussando alla porta del Real Madrid per Luka Jovic? Per il prestito secco di un reduce dalla bocciatura di una big europea dopo un’ottima stagione a Francoforte? Con tutti i rischi preventivabili? Oppure, cambio di rotta, puntare dritti verso Glasgow per assaltare il Celtic di Osdonne Edouard, l’enfant prodige della Francia Under 21? Purtroppo no, costa già 40 milioni di euro, anche se avrebbe un ingaggio alla portata. Quindi? Considerando che Schick non è riproponibile, al termine del giro ci si dovrà rendere conto che i 7,5 milioni di euro che la Roma paga di ingaggio a Edin Dzeko sono soldi benedetti, perché qualsiasi altra operazione avallata dai freddi e distaccati contabili comporterebbe rischi tecnici, esborsi sconvenienti o chiari ridimensionamenti. Da Edinson a Gonzalo, passando per Kevin, Odsonne, Luka e Arek, la scelta migliore, con buona pace dei contabili, continua a essere Edin.
In the box - @augustociardi