24/07/2020 20:04
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La stagione più anomala della storia del calcio mondiale e anche più bipolare della Roma degli ultimi anni, capace di vincere e perdere due volte in pochi mesi tre partite di seguito, partorisce delle considerazioni in chiave giallorossa che per logica cercano risposte anche nelle conseguenze scaturite da tre mesi di stop. La madre di tutte le domande è legata alla futura identità della squadra del Fonseca consapevole che se non fosse uscito dalla seconda crisi del 2020, iniziata col Milan e proseguita con l’Udinese (e poi col Napoli, quando ha varato il cambiamento), sarebbe stato il primo a rimetterci, come sempre capita quando i club non hanno dubbi tra il salvare capre o cavoli.
A Napoli, terza sconfitta consecutiva, è stata inaugurata la difesa a tre, alla quale l’allenatore aveva già pensato durante il lockdown e che a ridosso della ripresa del campionato aveva provato in quelle specie di allenamenti consentiti dai decreti governativi. Se giochi con la difesa a quattro e con due ali a supporto del centravanti, gli esterni devono fare la differenza, e purtroppo per la Roma la stavano facendo, ma in negativo. Bruno Peres e Zappacosta a destra (di Santon non c’è traccia da cinque mesi), Kolarov e Spinazzola a sinistra: fase difensiva, questa sconosciuta. E davanti? Speranze e sostanziosi investimenti su Under e Kluivert evaporati col passare impietoso del tempo, Zaniolo ai box, Perotti che fa Perotti e Mkhitaryan che può giocare anche più accentrato.
Insomma, Fonseca che molti già avvistavano sull’ultima spiaggia, ha rischiato in proprio, da allenatore intelligente qual è. Terzini il più lontano possibile dalla porta romanista e, a supporto di Dzeko, calciatori non fumosi ma abili nella rifinitura, negli inserimenti e con più fiuto del gol del turco e dell’olandese. Tre vittorie prima del pareggio rocambolesco con l’Inter e poi la goleada di Ferrara. 15 gol fatti, 5 gol subiti. Più equilibrio, più partecipazione al gol, per una squadra un po’ meno Dzeko dipendente sotto porta.
E ora? Cosa può portare Fonseca a cambiare di nuovo visto che mancano tre partite alla fine del campionato e che l’Europa League per come è stata ridisegnata sarà più una roulette russa che un avvenimento sportivo? Se è vero che non è facile dare per scontato che bastino sei partite per decretare il cambiamento tattico di una squadra, altrettanto è vero che bisogna essere ingegnosi per trovare motivi che inducano in tre partite a tornare alle origini. Quindi, si va per deduzioni: la rosa attuale è più adatta al 3-4-2-1; si prevede un mercato che non cambierà i connotati delle squadre, perché la crisi si fa sentire e perché le scadenze contabili sono state posticipate di un anno e quindi non c’è l’assillo delle cessioni e degli acquisti compulsivi. Immaginando poi che i più che probabili partenti siano proprio Under e Kluivert, le ali vere della Roma, considerando che persino Bruno Peres è più utile, come alternativa, partendo dalla mediana, aggiungendo che a supporto di Dzeko Fonseca avrà persino abbondanza fra Zaniolo, Mkhitaryan, Pellegrini, Perez e Pedro (se restano tutti), con un difensore centrale e un laterale destro, più un vice Dzeko di livello, la rosa sarebbe forse, finalmente completa. E rodata da due mesi di calcio anomalo, che almeno a qualcosa sarebbe servito.
In the box - @augustociardi