17/09/2020 19:02
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Cambiare tanto per cambiare spesso è deleterio, ma oggi neanche i club europei più ricchi possono dedicarsi agli sfizi assecondando i capricci. La Roma non cambia tanto per cambiare perché sarebbe facile obiettare che se hai in rosa Dzeko e ti sei goduto per una stagione Smalling, basta tenere il centravanti e comprare il difensore inglese per poi concentrarsi sulle lacune legate al portiere e all'esterno destro. Poi però torna in mente la parola chiave del piano Friedkin.
Che nel comunicato di ingresso ha esplicitamente evidenziato l'aggettivo sostenibile, legato al modo di operare del club, per garantire un futuro da vivere senza affanni e che porti a una crescita graduale della competitività. Ed ecco che da due mesi la Roma continua a trattare Smalling, nel rispetto delle tradizionali telenovelas estive di mercato, e ha certificato che il contratto di Dzeko, rinnovato tredici mesi fa, non sia più, appunto, sostenibile. Quasi quattordici milioni l'anno per le prossime due stagioni. Guardando in faccia la realtà, dura e non interpretabile, la Roma non può permettersi una spesa simile.
Non è facile privarsi del miglior acquisto degli ultimi dieci anni in rapporto qualità-prezzo-durata (più di Alisson, Salah e Marquinhos, che tutti e tre insieme sono rimasti nella Roma appena cinque stagioni, gli anni in giallorosso del bosniaco). Ed è altrettanto chiaro che sostituirlo sia la cosa più difficile al mondo perché la Roma non ha le disponibilità per trattare i top player. Arek Milik crea schieramenti. Gioiellino dell'Ajax, quando il Napoli lo comprò venne annunciato come l'uomo nuovo che avrebbe avuto i mezzi per sostituire Higuain. E forse ci sarebbe anche riuscito se non fosse entrato nel club dei calciatori che nel giro di pochi mesi hanno visto saltare due volte i legamenti del ginocchio. Rapporto odio-amore con Napoli. Gol splendidi e partite da attaccante moderno (fra i prendibili è quello che più di tutti ricorda Dzeko), ma anche partite anonime ed errori grossolani sotto porta, da fare imbufalire i tifosi. I gol sa farli, ma non gli si può chiedere di avere lo spessore e la caratura di Dzeko. Che però la Roma non può tenere, quindi prendendo atto della realtà, l'altra telenovela estiva racconta di una trattativa estenuante per portare il polacco a Trigoria.
La vicenda Kumbulla ha la stessa matrice. Smalling può tornare, ma solo a determinate condizioni, e la Roma non può correre il rischio di arrivare alla chiusura del mercato con i soli Mancini e Ibanez sulla terza linea. E allora, nel frattempo, ecco una delle rivelazioni dell'ultimo Verona, poi magari l'affare Smalling in extremis può egualmente essere condotto in porto. Ma, a proposito della realtà sostenibile insindacabile, la Roma deve sistemare i conti, maledettamente in disordine. Altrimenti non si sarebbe infilata in un labirinto di negoziazioni. Potendolo fare, terrebbe Dzeko e avrebbe soddisfatto da due mesi le richieste legittime del Manchester United. Soluzione gradita, ma semplicemente inattuabile.
In the box - @augustociardi75