30/11/2020 14:04
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Accostamento più gettonato, logico e poco originale: la Roma di Napoli sembrava quella assente senza giustificazione che ad agosto lasciò la qualificazione al Siviglia, a Duisburg. Quattro gol al passivo, zero occasioni create, prestazione da dimenticare. Gattuso ha vinto nettamente la sfida con Paulo Fonseca, Politano in una manciata di minuti ha fatto più di Pedro, Mkhitaryan e Dzeko messi insieme, Demme rispetto ai mediani della Roma sembrava Kante, Koulibaly era talmente sgravato da compiti difensivi che per noia si aggiungeva a volte a centrocampo, a volte in attacco. Morale della favola? La Roma non è tutta da rifare, altrimenti bisognerebbe rifare tutto, dall'allenatore al centravanti passando per le mezze punte. Più semplicemente quella del San Paolo è stata una notte da incubo, da vendicare subito ma non da dimenticare. Quando all'improvviso crolla tutto, preso atto dei danni, si riparte dall'inventario, come dopo un terremoto, si cerca di capire se fra mille cocci rotti e calcinacci sia rimasto in piedi qualcosa, una lampada, una stufa, un quadro. Il tetto non è crollato, la Roma negli ultimi quattro mesi lo ha costruito solido, senza neanche ricorrere all'ecobonus lo ha reso efficiente per l'accumulo di energie e lo ha impermeabilizzato. Ecco, il compito di Fonseca prevede lo sfruttamento del tetto, oltretutto collaudato. Capirai, le critiche e le accuse volavano ad altezza d'uomo quando la squadra vinceva e pareggiava, figuriamoci all'indomani di un rovescio comunque grave, perché a distanza di mesi ha riproposto una Roma decisamente impreparata in uno scontro diretto. L'allenatore della Roma non si è nascosto, ha evidenziato le pecche sue e della sua squadra, non è uno che cerca alibi o che scarica le responsabilità, ed è abituato a lavorare nella sfiducia, non dei Friedkin, ma di coloro che lo circondano, qualcuno magari dentro Trigoria, già quando si parlava di tutor tattico o di esonero dietro l'angolo, molti fra i media, visto che fino a tre settimane fa il portoghese era considerato a rischio un giorno sì e l'altro pure, molti fra i tifosi, quelli che on line hanno riportato in auge il tormentone sul portoghese non all'altezza. Impermeabilizzazione di Trigoria. Il lavoro è stato eseguito a regola d'arte, ora bisognerà sfruttare i vantaggi del tetto che ripara la squadra dalle infiltrazioni. Perché in fondo la Roma di Fonseca ha una logica: ha una basa di titolari ben riconoscibili, ha un'identità tattica definita, ha già dimostrato di sapere reagire ai temporali. Però deve fare controllare le prese elettriche. I cortocircuiti in alcuni dei match più attesi richiamano all'ordine. Napoli-Roma è troppo simile, alle voci impatto, atteggiamento e assenza di reazione istantanea a Siviglia-Roma, o Sassuolo-Roma dello scorso febbraio, o al primo tempo di Roma-Juventus di gennaio: se ti consegni all'avversario più in vista, sporcherai quanto di buono fatto nelle settimane precedenti. E sarà facile per molti evocare pensieri che puzzano di naftalina perché chiusi in armadio in attesa di rispolverarli: Fonseca non ha polso, non fa reagire la squadra, sbaglia i cambi e non vince gli scontri diretti. Il passo successivo sarà Fonseca che torna a rischio, coi fantasmi di Allegri, Sarri e De Rossi ad aleggiare. A Napoli, insieme al tecnico hanno tradito gli uomini più esperti: Mirante, Pellegrini, Mkhitaryan, Pedro e Dzeko. Da un lato è sconfortante, dall'altro evidenzia quanto la Roma vista ieri sera sia troppo brutta per essere vera. L'occasione per archiviare la pratica arriva sottoforma di Sassuolo, altra squadra di alta classifica.
In the box - @augustociardi75