05/01/2021 20:49
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Pau Lopez (si spera), Karsdorp, Cristante, Juan Jesus (forzando un po'), Bruno Peres. E poi Villar (viste le premesse), Spinazzola e Pastore (se non avesse passato l'ultimo anno in infermeria). Se ci pensiamo, il primo anno e mezzo di Paulo Fonseca va apprezzato pure per come si è messo di buzzo buono per sfruttare al meglio la rosa di cui dispone, precedentemente depauperata, massacrata dalla sfortuna o composta in parte da calciatori che sembrava avessero imboccato la via del tramonto. Il mio club non ha mezzi spropositati per regalarmi gioie al mercato? Aguzzo l'ingegno, modello gli schemi tattici sulle caratteristiche dei calciatori in organico, e vediamo che succede.
Succede che la Roma a inizio 2021 è terza in classifica con merito, gioca un calcio piacevole, utilitaristico, ha acquisito un'identità ben definita in cui i calciatori si ritrovano. In cui tutti si sentono utili. A partire dai senatori, che quasi mai è semplice convincere, soprattutto quando vengono da realtà vincenti e accettano la sfida di giocare in una squadra che non vince da una vita. Fonseca è veloce di pensiero. Osserva ciò che ha in mano, modifica ma non stravolge, valuta gli effetti.
Controindicazioni? Vanno rilevate nel bugiardino che viene consegnato ai suoi ragazzi. Leggere attentamente le avvertenze: avrai molteplici possibilità, nella Roma esistono poche maglie già assegnate, andrai in campo a volte anche quando nessuno se lo aspetta, ma se non ricambi la fiducia con impegno e rendimento, finisci nella black list. E, a quel punto, forse, non rimane che andartene. Vedi Under, vedi Kluivert. Studiati, quasi coccolati, considerati, istruiti, e poi, dopo un numero imprecisato di partite deludenti, accantonati. Infine ceduti.
Per il resto, parliamone. Detto di Pau Lopez, che Fonseca non ha mai abbandonato neanche dopo errori che avrebbero estromesso dalla considerazione del proprio mister persino Buffon, complice un'emergenza portieri che la Roma si porterà avanti per tutta la stagione, sulle corsie il tecnico portoghese sta confezionando un piccolo capolavoro. Un anno fa, Spinazzola era in procinto di prendere un volo per Milano, Bruno Peres svernava nella Serie B brasiliana, Karsdorp rivisitava la novella del figliol prodigo, deludendo nell'anno del ritorno al Feyenoord. Oggi Spinazzola è il miglior terzino sinistro italiano, Bruno Peres al netto dei difetti di fabbrica se la cava su entrambe le fasce, Karsdorp sta dimostrando perché la Roma tre anni fa sborsò oltre quindici milioni per acquistarne il cartellino. In mezzo, in caso di emergenza, si può ripescare persino la carta Juan Jesus, caduto in disgrazia dopo la prima partita di Fonseca con la Roma, contro il Genoa, che lo aveva retrocesso fino quasi a non rilevarne più la presenza a Trigoria.
A centrocampo, quando lo scorso gennaio la Roma pescava Villar nella Serie B spagnola, in tanti avranno pensato a una sinergia di mercato con chissà quale agente, che chissà quando avrebbe permesso al club di aprirsi una corsia preferenziale per chissà quale calciatore della stessa scuderia. Nel giro di pochi mesi, quella felice intuizione di Petrachi è stata trasformata dall'allenatore in un regista che oggi se rimane fuori una partita per scelta tecnica in molti si chiedono perché, e storcono il naso.
In tutto questo cosa c'entra Pastore? Riavvolgiamo il nastro. Tredici mesi fa entrava nel giro dei titolari e non sarebbe più uscito fino all'ennesimo guaio fisico. Sette partite di fila compresa la prima, quando subentrò a Cristante infortunato, a Genova, poi sei da titolare, rendimento elevato, utilità notevole in una Roma che tra fine ottobre e novembre stava prendendo il brevetto di volo. Pastore, perché se fosse stato bene avrebbe continuato ad avere le chance che, chissà, nel giro di un mese tornerà ad avere. Come Cristante, che non ha mai avuto i picchi di Bergamo, ma che gode, da difensore centrale più che da mediano, della stima di un tecnico che dimostra di avere il terzo occhio, la pazienza di Giobbe e la capacità di trasformare le necessità in virtù. Forse anche perché a differenza di colleghi volubili, preferisce l'inventario ai capricci tipici di allenatori che scaricano le responsabilità sempre e comunque sui dirigenti, e su un calciomercato che per loro sarà sempre insoddisfacente.
In the box - @augustociardi75