19/02/2021 14:41
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se i calciatori che sceglie Fonseca andassero in campo incappucciati, mascherati e senza il kit della Roma, si capirebbe dopo cinque minuti di partita che in campo è scesa la Roma di Fonseca. Una squadra riconoscibile, bene identificabile, con un marchio di fabbrica depositato.
La Roma può piacere o meno, può contare assenze pesanti o perdere pezzi a gara in corso, ma conosce il suo spartito, che a centrocampo giochi Villar o Diawara dopo due mesi, chi gioca sa quello che deve fare. E quasi sempre ci riesce.
Era dai tempi della stagione del record di punti con Spalletti, 2016-17, che la Roma non era così riconoscibile. Mancano all'improvviso due difensori centrali (uno bene adattato, l'altro di ruolo) in corso d'opera quando già fai a meno di due pari ruolo e con altri due centrali non presenti in lista? Abbassi a turno i terzini e mantieni la stessa identità di partenza, conservando la porta chiusa, finalmente, e non andando in sofferenza. Decidi di rimpastare mediana e attacco per una fisiologica rotazione dei titolari? Il lineare Diawara non fa rimpiangere l'estroso Villar, i rientranti Pedro e Dzeko non perdono la memoria calcistica acquisita in questi mesi. La Roma non vincerà lo scudetto, dovrà faticare per tornare in Champions League e deve necessariamente migliorare contro le squadre di rango. Ma in ogni partita offre una certezza. La sua identità. Ottima base di partenza per insistere su un percorso imboccato con decisione, con la proprietà che nei fatti prima ancora che nelle parole supporta l'allenatore, anche quando questi per il bene comune prende le decisioni più impopolari.
In the box - @augustociardi75