08/04/2021 12:39
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Solitamente quando arrivi al punto della stagione in cui ti giochi tutto in novanta o centottanta minuti, si rischia di invadere il campo dei luoghi comuni. Di certo c'è l'ultima spiaggia, soprattutto se la tua ultima tendenza ti porta alla necessità di arrivare a una svolta. Il luogo comune conquista soprattutto il post partita. Se sei Pirlo e fino a cinque minuti prima del fischio d'inizio venivi dato per spacciato, ti basta vincere una partita difficile, magari contro il Napoli, magari snaturando la tua identità per fini utilitaristici, e gli avvoltoi appollaiati sulle tue spalle voleranno via e, fino a un nuovo flop, si tornerà magicamente a parlare di svolta, di progetto che continua, di fiducia della società che magari poche ore prima aveva incontrato uno dei papabili allenatori per la stagione successiva.
Se sei Fonseca, e ottieni un grande risultato nei quarti di finale di Europa League, corri il rischio di sbattere sul luogo comune opposto. Perché la voglia di certificare che l'Ajax non fosse poi tutto 'sto granché sarà lì, pronta sbucare da ogni angolo. Il calcio commentato a sua volta rischia di diventare poco interessante. In quanto prevedibile. Molto spesso gli spinoff che nascono dal gioco si autonomizzano al punto da trasformarsi in entità che col calcio giocato non c'entrano più niente. Nell'era in cui ci si arrovella per capire come tenere alto il tono fisico perché si gioca troppo e non c'è tempo per allenarsi, l'indiscrezione sulle sedute blande può essere off topic. Ogni tre giorni si va in campo, si gioca e si riparte, spesso si torna al massimo per la successiva rifinitura. Allenarsi al meglio diventa una chimera.
Per la Roma come per il Real Madrid, la Juventus o il Bayern Monaco. Servirebbe una tregua. La Roma è l'ultima dei mohicani. Unica italiana nei quarti di finale delle coppe europee. Oggi se ne accorgono pure i patrioti che puntavano sulla mappa soltanto la bandierina del Milan fino a un turno fa. Servirebbe una tregua perché la settimana calcistica che finirà col match di ritorno meriterebbe maggiore considerazione. Basta aprire un qualsiasi sito o una qualsiasi pagina sportiva che racchiude in uno specchietto le gare di Europa League, quel mostro abnorme che finalmente ci mostra le sue sembianze dopo turni infiniti che contemplavano squadre improbabili. Otto squadre, alcune nobili acclarate, l'Ajax, lo United e l'Arsenal, altre abituate a bazzicare certi palcoscenici, per esempio il Villarreal. E le "intruse": Dinamo Zagabria, Slavia Praga e Granada.
La Roma è un ibrido. Una semifinale e una finale in trenta anni, con Ottavio Bianchi ed Eusebio Di Francesco. Discreta abitudine alle partecipazioni in Champions League negli ultimi dieci anni. Tanto rammarico per il più classico dei vorrei ma non posso che tracima nel mai 'na gioia che è quanto di più deleterio perché, appunto, mistifica la realtà è ti conduce nel fantastico mondo del luogo comune, piacione quanto basta. Godiamocela. Tempo per tirare le somme, per processi sommari, per toto allenatore, cambi di strategia, scelta di nuovi calciatori e pagelloni non mancherà.
In the box - @augustociardi75