01/06/2021 14:23
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ventidue anni fa, Fabio Capello cambiava il corso della carriera di Delvecchio e Candela, che avrebbero contribuito a cambiare la storia della Roma. Esistono cicli che si chiudono, altri che si rigenerano. Gli allenatori, quelli di livello, possono far cambiare idea ai calciatori. Per quanto, rispetto a venti anni, oggi si fanno i conti con le forze opposte che hanno sempre di più voce in capitolo. Perché se in campo abbiamo imparato a conoscere "i quinti", che poi altro non sono che i vecchi terzinacci che con la difesa a tre hanno maggiore libertà in fase di possesso palla (ma guai a definirli così, oramai sono "i quinti"), fuori dal campo va tenuto conto de "i terzi", ossia gli agenti. Ci sono quelli "normali", quelli che nacquero più o meno con Antognoni, che ebbero il capostipite in Caliendo, tessera 001 fra i procuratori (ci ha scritto un libro, da leggere).
E quelli ingombranti, denominati "supermanager", che spesso si circondano di rampanti ininfluenti avvocatini col pantalone griffato a sigaretta che arriva a mezzo polpaccio e il mocassino rigorosamente senza calzino anche a febbraio. Non contano un cazzo ma si sentono i dominatori dell'universo, tipo He-Man e i difensori di Eternia (se siete over 40 capirete), che però loro contavano. Ecco, i supermanager riescono a fare cambiare idea oggi forse più delle volontà originarie dei calciatori o dei poli attrattivi degli allenatori che, però, se sono infinitamente importanti, hanno un peso specifico clamoroso. Se Dzeko rimane alla Roma sarà per il contratto ricchissimo che la Roma gli ha fatto rinnovare nel 2019, ma anche per i contatti stabiliti con Mourinho. Il propellente portoghese. Il plusvalore che rigenera, che ti dà un tono se lo metti in panchina, che rappresenta uno stimolo che i calciatori intelligenti possono usare per scrivere pagine di carriera inattese. Delvecchio e Candela sono diventati eterni. Non ci sono controprove, ma di sicuro c'è la prova che due anni dopo essere tornati indietro dalla volontà di cambiare squadra, venti anni fa, furono tra i grandi protagonisti dell'ultimo scudetto della Roma.
Dzeko senza Mourinho sarebbe probabilmente già un ex calciatore della Roma. Ora una possibilità che rimanga esiste. Non ci sono ancora certezze, il fascino delle settimane post 4 maggio sono una sentenza, questa Roma sa sorprendere (quasi) tutti, chi non lo capisce rimane indietro, non vale più la pena neanche spiegarglielo. Ma se si ipotizza la settima stagione del bosniaco in giallorosso, è per l'effetto Mourinho. La coerenza consiste anche nel cambiare idea quando sussistono le condizioni per prendere in esame le situazioni che mutano. Chi non le esamina, più che coerente è ottuso. Uno come Mourinho è quantomeno spunto di riflessione. Ha cambiato la vita a calciatori che già erano grandi. Li ha resi ancora più grandi. Neanche la Roma di Sarri avrebbe, probabilmente, potuto immaginare di mantenere Dzeko. Neanche, forse, quella di Allegri. Quella di Mourinho sì. Plusvalore pure per l'arrivo di calciatori nuovi. Non li paga lui, ovvio, ma per esempio uno Xhaka qualsiasi, a parità di proposte, può spostare l'ago della sua bilancia sulla capitale per Mourinho. Già, facciamocene una ragione. Mourinho sposta di più di quanto il ponentino possa spostare le foglie attaccate sugli alberi mal potati dei fori imperiali. Mourinho calcisticamente vale più del Colosseo e di via della Conciliazione. Scusate l'irriverenza. Roma nel calcio non è mai stata la luce. La luce però quest'anno la porta Mou.
In the box - @augustociardi75