05/06/2021 15:53
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Nella vita esistono le categorie, fortunatamente non siamo tutti uguali, altrimenti moriremmo di noia e di banalità, di gesti reiterati, scontati. E non esisterebbe la meritocrazia. Saremmo grigi. Tristi. Mourinho è diverso. Mourinho sa come si fa perché nessuno gli ha mai regalato nulla. Mourinho sa che per meriti conquistati sul campo, facendo gavetta e raggiungendo con professionalità tutto ciò che ha ottenuto, si è ritagliato il ruolo di vincente. Che poi se non sai come gestire lo status di vincente, corri il rischio che si trasformi in un'etichetta, in una gabbia d'oro, che si forse è bellissima ma sempre gabbia è (scusate la semi citazione senza rima di Tiziano Ferro). E sapendo che anche il novantacinque percento dei dirigenti lo ha sempre considerato un irraggiungibile, dopo la rottura col Tottenham ha fatto intuire ai suoi interlocutori che era pronto a valutare progetti che si ritenevano erroneamente non alla sua altezza. Perché Mourinho legge i momenti prima degli altri, certo che un grande stimolo consiste anche nel valutare, e poi sposare, un progetto serio, ambizioso e strutturato per una crescita costante e non necessariamente legata a campagne acquisti faraoniche. Un progetto di cui essere coautore e regista, per soddisfare la sua fame di stimoli.
Perché Mourinho sa di essere non soltanto un magnifico gestore, ma anche un grande allenatore, nonostante le famose etichette continuino a raccontarlo come un selezionatore distaccato che manda in campo le migliori figurine che un club possa fargli collezionare. Realtà distorta. Un docufilm che sta spopolando su Prime TV, mostra ciò che Mourinho è da sempre. Un allenatore che sa come ci si rapporta ai calciatori, grazie a una umanità distintiva che gli ha permesso di entrare in simbiosi con stelle di prima grandezza e ragazzi di belle speranze, di fidelizzare spogliatoi di mezza Europa. L'Europa che conta. Mourinho sa che Roma è diversa. Felicemente sorpreso dal suo primo mese in giallorosso, avrà nella passione dei tifosi una leva per risollevare il mondo della Roma. Ma sa anche che ci sarà tanto da lavorare, con mezzi economici tutt'altro che inesauribili. Saprà anche spiegare, come soltanto lui sa fare, che per raggiungere i risultati agognati serve pazienza e culto del lavoro, soprattutto perché di risultati negli ultimi tre lustri a Roma se ne sono visti pochi. Mourinho sa anche che le insidie sono dietro l'angolo. Chi fino a ieri ti definiva bollito e poi per contingenze e convenienze ha mutato opinione addirittura fomentando le aspettative collettive nei tuoi confronti, sarà sempre appostato dietro l'angolo con le armi cariche per rivendicare il "ve lo avevo detto", qualora si sbagliassero un paio di partite consecutive. Roma non si adegua al nuovo, ma cerca di fare adeguare il nuovo a se stessa, in modo talvolta controproducente. La Roma che abusando della sua irriverenza dialettica ha spesso reagito male agli "esterni", anche a quelli che hanno cambiato la sua storia. Quindi Falcao è "soltanto" quello che non ha battuto il rigore contro il Liverpool, Capello quello che è scappato di notte, Batistuta quello che non sopportava i romani. Ciò che è tanto più grande di me cerco di portarlo alla mia altezza. Mourinho sa che proveranno ad avvicinarsi a lui figuranti in cerca di gloria riflessa. Le società di calcio, i loro tesserati, fanno i conti da sempre coi pesci spazzini, quelli che oltre a volere trarre vantaggi dalle "amicizie" presunte e ostentate, millantano di avere notizie a destra e a manca che arrivano direttamente dal personaggio di cui si vantano di esserne praticamente fratelli. Piacionismo deviato compensativo.
Mourinho sa come si vive un centro sportivo. Sa di essere diverso dalla media di allenatori che si fanno condizionare. Mourinho sa di chi si potrà fidare disinteressatamente. È selettivo. Roma scoprirà che ogni conferenza stampa di Mourinho non si trasformerà in uno show fatto di stillettate dialettiche che diventeranno epiche, accompagnate da gestualità accentuata. Sono passati quasi dodici anni dalle manette mimate, dalle battute in milanese, dalla ricerca del nemico. Mourinho sa che non dovrà contare nemici ma dovrà contare su alleati, dentro Trigoria, che remino con lui nella stessa direzione. E chi si avvicinerà a lui sarà fortunato se capirà che davanti non ha un tecnico con cui attuare strategie abitudinarie per godere di corsie preferenziali. Perché Mourinho sa riconoscere quasi al primo e sguardo chi ha davanti. Arriva preparato, anche perché sa che non è più tempo di immaginare spese folli che trascinano verso il baratro economico. La Roma ha sposato la migliore garanzia per il futuro. Perché Mourinho sa come si fa.
In the box - @augustociardi75