20/07/2021 12:22
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il miglior pilota che sembrava per molti persino impossibile sognare, per cui la Roma si impegna economicamente come mai aveva fatto prima sfruttando anche la sua voglia di essere coautore di un progetto ambizioso. Un portiere di esperienza internazionale pagato 11 milioni. Un nuovo contratto per Mkhitaryan. Un terzino in rampa di lancio (pure lui costerà circa 11 milioni) perché all'improvviso la Roma ha perso uno dei grandi protagonisti della Nazionale campione d'Europa.
Trattativa più che avviata con un mediano fortemente voluto dall'allenatore stesso. Un main sponsor che non sfigura se paragonato con l'ultimo (l'unico) che ha macchiato la maglia negli ultimi anni, per un'intesa raggiunta in tempi di ristrettezze economiche pure per le grandi aziende. E, come contorno, le cessioni tutt'altro che scontate di Pau Lopez e Under, Olsen e Kluivert.
Nella seconda estate massacrata dal Covid e da ciò che accompagna una pandemia, cioè una crisi che colpisce i top club figuriamoci quelli di medio alto livello come la Roma, entrare nella terza decade di luglio in questo modo dà la percezione di dove voglia arrivare il club giallorosso. In modo deciso, verso quella porzione di classifica che consenta di tornare a dare lustro e premi economici, dopo tre anni che hanno sfregiato il mezzo sorriso di una squadra che fino al 2018, pur non vincendo, si stava consolidando come squadra da zona Champions League.
Sfogliando all'indietro il calendario, dovrebbe notarsi un circoletto rosso sul quattro maggio. Superfluo spiegarne ancora il motivo. La Roma di Mourinho deve lavorare sodo, c'è un enorme gap di punti e posizioni da colmare, un mini esercito di esuberi spesso capricciosi da cedere e conti in rosso da far quadrare. Eredità di uno scellerato triennio che lascia il dubbio quando si cerca di capire se siano stati commessi più errori dentro o fuori dal campo. Per questo serviva il migliore di tutti. Perché gli anni di contratto sono tre, ma Mourinho non è tipo da restare a guardare inerme gli altri che vincono. Ma è superfluo precisare anche questo.
Rui Patricio, Viña, il nuovo contratto di Mkhitaryan, il più che probabile arrivo di Xhaka. Tenendo aperto il file Dzeko, semmai, patto fra gentiluomini, il bosniaco ricevesse una proposta quantomeno biennale a ottime condizioni economiche. A quel punto arriverebbe un centravanti di grido. Superfluo ricordare che il nome più gettonato, in tal caso, resta quello di Icardi, sempre che nel frattempo non vada a occupare altre caselle in altre squadre (cinquanta giorni fa è stato proposto a Roma, Juventus e Milan, ma il Milan poi ha preso Giroud).
Insomma, nomi di livello e non di top player, ma è superfluo rimarcare che chi rimane deluso perché aveva fatto la bocca a Kane e Alisson, dovrebbe fare un corso di sopraffazione dell'ingenuità. La Roma, tra mille difficoltà, sta sgomitando. Ha fatto clamore con Mourinho, non si aspetta di rubare tanti altri primi titoli a nove colonne sulle pagine estive, non se ne fa un cruccio.
Meglio lasciarli al Milan, nominato Re del mercato sulla fiducia, per avere preso Maignan e Giroud, senza considerare però che ha perso Donnarumma e Calhanoglu. Meglio che si parli di Inter "che rilancia", nonostante abbia ceduto il miglior esterno destro al mondo e rischi di vendere pure il centravanti che l'ha trascinata allo scudetto assieme all'allenatore, che ha abbandonato il club durante i festeggiamenti.
La Roma di Mourinho non avrà mai i fari bassi, ma non intende rischiare di rompersi l'osso del collo correndo a trecento all'ora, consumando ettolitri di carburante, che costano caro. Vuole essere una berlina affidabile, che non ti lascia a piedi, e che spera di viaggiare trasferendo su altri mezzi quei calciatori che non rientrano nei piani tecnici. Alcuni capiscono in fretta che è ora di cambiare veicolo. Altri si impuntano, rendendo tortuoso il percorso. Chissà, magari se Diawara avesse accettato le proposte del Wolverhampton, la Roma avrebbe risparmiato qualcosa nell'operazione per Rui Patricio. E se Nzonzi fosse meno indeciso quando ogni anno deve scegliersi una squadra manco fosse uno sposo che sceglie il vestito nell'atelier di Armani, ci sarebbero oggi delle grane in meno per Tiago Pinto, chiamato a mettere a punto una macchina involontariamente sabotata negli ultimi trentasei mesi.
In the box - @augustociardi