11/07/2021 13:56
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La piaga calcistica. La peste bubbonica dei bilanci. Il grande fardello. Il freno a mano. L'ancora legata al collo. Il cappio. Stanno finendo i titoli per descrivere il capitolo estivo del calciomercato dedicato agli esuberi. Ne esistono di varie tipologie. C'è il vecchio calciatore messo in disparte dall'anagrafe che vanta ancora un ingaggio da prima repubblica. Il flop delle precedenti sessioni pagato a peso d'oro.
C'è poi il piccolo esercito di ragazzi cresciuti nel vivaio e mai sbocciati, che si ritrovano ogni estate a montare sui treni che li riportano alla casa madre, sicuri di non dovere disfare le valigie in attesa del nuovo prestito. Dici Roma e pensi a Fazio, Nzonzi, Pastore e Santon. Dici Roma di Mourinho e leggi Lista B, aggiungendo ai suddetti anche gente come Pedro e Kluivert. Una ventina di calciatori sul mercato e comunque non rientranti nei piani del nuovo allenatore, che bada al sodo: lavora con quelli su cui punta, così eviteremo di chiederci in modo stucchevole chi in corso d'opera potrebbe essere tolto dalla naftalina per sostituire i titolari in caso di emergenza. Problema reale quello degli esuberi.
Poi però basta guardarsi attorno e ci si rende conto che è un problema comune. Da sempre. Probabilmente per sempre. Pradè faceva i conti con gli esuberi. Pure Sabatini, Monchi e Petrachi. Come Marotta e Ausilio all'Inter, Cherubini alla Juventus, Massara al Milan, Giuntoli al Napoli e Tare alla Lazio. Quindi, per paradosso, se tutti hanno lo stesso problema, il problema sarà meno grave. Chi fa mercato sa che gli acquisti non dovranno dipendere totalmente dalla vendita di tutti gli esuberi. Servirebbe un illusionista per farli sparire. Inutile imprecare, raramente un professionista molla un biennio di stipendi di un ingaggio milionario per fare un favore a chi non lo vuole più. Roma condizionata dagli esuberi? Né più né meno delle altre.
Prendiamo l'Inter. Radu, Dalbert, Nainggolan, Joao Mario, Vidal, Vecino, Lazaro, Pinamonti. Fra gli esuberi più in vista c'è un centrocampo da circa 30 milioni di euro lordi a stagione. Gente non vendibile. Prodotti calcisticamente fuori catalogo, non ambiti neanche dai collezionisti seriali di campionati amanti del vintage, tipo quello turco. La Juventus, sempre in mediana, si priverebbe oggi stesso di Ramsey e Arthur, gente da 6 e 5 milioni l'anno, arrivata a parametro zero grazie a commissioni pesanti oppure messa a bilancio a 71 milioni (Arthur). Allegri il centrocampo lo rivolterebbe come un calzino.
Persino la Lazio, che da quasi venti anni pratica calcio oculato, ha Lazzari, Correa e uno fra Caicedo e Muriqi di troppo, o perché doppioni o perché per comprare è opportuno fare cassa con loro, nonostante Sarri in conferenza stampa abbia indossato per un momento i panni del diplomatico parlando di calciatori con cui deve parlare. Nell'era in cui si preferisce perdere a zero i gioielli di famiglia (Donnarumma) pur di non pagare ingaggi salati, vendere quelli di troppo è un'impresa persino superiore rispetto agli anni passati. Un problema comune al quale parzialmente ovviare sapendo appunto che non è distintivo ma riguarda tutti. Tutti consapevoli di doverci fare i conti. Conti che per gli esuberi, non tornano mai.
In the box - @augustociardi