25/03/2022 12:56
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se siete genitori di ragazzi nati attorno al 2010, dovrete spiegare voi, nel 2026, ai vostri sedicenni o neo maggiorenni, cosa significhi l'Italia ai Mondiali. Non aspettatevi che lo facciano i grandi mass media. Oramai sono distratti. Hanno impellenze commerciali che tolgono spazio agli approfondimenti. Le interviste si ottengono non in base alla coniugazione urgente del verbo informare ma alle scalette concordate con gli uffici stampa sempre più rigidi, robotizzati, freddi e con le mani legate, o agli accordi commerciali con società e federazioni. Una fabbrica di plastica, per dirla alla Grignani. Poi succede che si inceppa un meccanismo della stessa, che il prodotto esca mal confezionato o fallato, e di colpo decine di belli addormentati si destano. I titoli enfatici vengono falciati dalla scure dell'indignazione. Ci si stringe a coorte per tavole rotonde di capoccioni, gli scienziati del giorno dopo.
Ripartiamo dalle scuole! Serve addestramento! Così non va! Rifondiamo! Troppi stranieri!
Il giorno dopo l'umiliazione è ancora più umiliante leggere i voltafaccia di chi fino a dodici ore prima negava l'evidenza, troppo occupato a tessere le lodi della super federazione, di "Roby Bob Mancio" e di un movimento calcistico pieno di necrosi spacciato per eldorado. Ora bisogna fare qualcosa. Ora? Quello che l'informazione non ha fatto in questi anni, perché mentre la finanza perquisiva gli sgabuzzini dei club di serie A, si pensava a dare per fatto Zaniolo alla Juventus, e Rudiger pure, a incensare dirigenti perché perdevano campioni a parametro zero, invece di additarli per incapacità di studiare piani di cessione con giusta tempistica. Oppure perché ragazzini italiani più o meno talentuosi venivano scambiati come pacchi alla posta soltanto per generare plusvalenze.
Ora cerchiamo gli eredi di Totti, Nesta e Maldini e ci chiediamo perché ci si sia dovuti ancora affidare a un numero dieci di trenta anni che va a giocare in Canada, che da sempre fuori dai confini vale non più di Spadino Robbiati. E mica solo a lui. Voilà! Ricordate Berardi? Quello senza cui Di Francesco non ha potuto fare il triplete con la Roma? Quello che la domenica fa perdere la voce ai telecronisti che urlano in modo belluino "è un fuoriclasseeeee pazzescoooooo!" perché ha fatto magari doppietta alla Salernitana? Sì, Berardi, il Di Natale dei poveri, quello che in Svizzera ha sbagliato un gol a porta aperta dal limite dell'area e che ieri ne ha sbagliato uno a porta vuota da dentro l'area. Lui.
È bastato che Berardi ciccasse la vera grande occasione da gol al Barbera per sciogliere l'incantesimo. Ora è tutto sbagliato, tutto da rifare! Chissà se nel tutto sia compreso anche un modo di fare informazione stantio, che non paga più né in edicola né sul web e sempre meno in TV. E che è complice di una classe dirigenziale calcistica che andava rasa al suolo almeno un decennio fa. Dieci anni. Ricordate? Nascevano i vostri figli. Che nel 2026, a sedici-diciotto anni, non sapranno ancora cosa vuol dire l'Italia ai Mondiali.
In the box - @augustociardi75