15/05/2022 14:33
LR24 (MATTEO VITALE) - Neanche un minuto di partita e ieri l’acqua ha cominciato ad alzarsi, lentamente, inesorabilmente. Pronti, via, neanche il tempo di sedersi che la Roma era già sotto di un gol contro il Venezia già retrocesso. Corsi e ricorsi storici, fra tifosi di lunga data costretti a vivere un’altra serata in stile Roma-Lecce e giovani per nulla preparati all’ennesima stagione dei rimpianti, ieri allo stadio, in campo, c’era un romanista in particolare che di rassegnarsi alla vittoria del male sul bene non ha alcuna voglia. È Lorenzo Pellegrini, il capitano, che sotto gli occhi di due capitani leggendari, due eroi dell’epica romanista, come Totti e De Rossi, per l’ennesima volta in stagione ha detto “no” al danno oltre la beffa, al sale sulla ferita aperta. Al 95esimo, a poco più di 90’ dalla finale di Tirana e dopo oltre novanta minuti di furia e frustrazione per una vittoria che si è negata ben oltre il ragionevole, ha visto con la coda dell’occhio un avversario partire verso il fortino giallorosso e ha corso alla disperata per 70 metri di campo, in circa 7-8 secondi, per dare un calcio alle paure e difendere la porta della Roma dall’1-2 che avrebbe fatto troppo male, troppo. È successo anche contro il Bologna, azione molto simile, ma era successo già a parole, quando dopo Roma-Juventus disse: “ci siamo anche stancati di dire che siamo in un processo. Speriamo che questo miglioramento succeda nel più breve tempo possibile”. I capitani, però, si sa, danno l’esempio con i fatti più che con le parole. Due traverse su punizione, tanto sudore, tante occasioni create, la voglia di non perdere al 95’, di proteggere i tifosi presenti allo stadio dalla beffa, dopo una corsa fino a perdere il fiato.
“Quante volte in un tuo abbraccio ho preso coraggio”, canta Conidi nella canzone che proprio Pellegrini ha chiesto di far suonare prima delle gare. Ecco, ieri la squadra a fine gara si è fatta stringere nell’abbraccio dei romanisti, anche ieri splendidi, per prendere coraggio in vista della partita di Tirana. Lorenzo sta facendo di tutto, insieme a Mourinho e ai suoi compagni, per scrivere nuove pagine di storia, per coronare il sogno di ogni piccolo tifoso romanista: alzare al cielo un trofeo con la maglia della Roma e la fascia da capitano al braccio. Di meritare i massimi gradi lo ha dimostrato tempo fa, gara dopo gara, guadagnandosi il rispetto di tutti. Venerdì Lorenzo e compagni saranno a Torino, poi a Tirana per l’appuntamento con il destino e dopo, soltanto dopo, ci sarà il ritorno a casa. Per coronare i sogni di gloria di un popolo intero, che più di ogni altro merita una festa, una vera, grande, enorme gioia. Per tornare ad abbracciarci anche per festeggiare e non solo per farci coraggio.
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