16/06/2022 17:56
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Due cose nel calcio estivo, maneggiate con poca cura, possono diventare insopportabili. Le amichevoli e i campetti su cui scrivere le probabili formazioni titolari della nuova stagione, vergando in grassetto i nomi degli acquisti freschi. Nessuna colpa, in questo caso, per allenatori e dirigenti. La responsabilità è del megafono dei media. Di come raccontano, spesso, i fatti estivi. Le amichevoli sono utili agli allenatori, suscitano curiosità nei tifosi, una volta servivano per scoprire le nuove maglie da gioco e vedere l'effetto che facevano addosso ai vecchi e ai nuovi calciatori. Poi il marketing ha imposto che le divise nuove fossero presentate in coda alla stagione vecchia. La passione porta persino alle levatacce se le amichevoli si giocano col fuso orario.
L'importante è, appunto, maneggiare con cura i commenti, perché le cronache di queste partite sono pompate dagli organi di informazione, che raccontandole da un mondo parallelo cercano il clamore, sposano l'esasperazione, dopo un gol eleggeno a pedina cardine il precario della rosa che magari la settimana successiva verrà venduto, oppure intravedono svolte tattiche epocali, perché magari la squadra che commentano ha appena battuto di giustezza un avversario carneade o una big che manda in campo la squadra C. Zero fantasia, pigra abitudine stantia per un modo di fare e commentare superato da decenni. Le amichevoli servono agli allenatori e ai calciatori, stop. Per evitare che i commenti facciano danni sarebbe opportuno forse non trasmetterle in televisione. Poi ci sono i famigerati campetti. Fino a quindici anni fa erano il regalo da scartare ogni mattina. Non esistevano programmi tv quotidiani in terza serata che raccontassero la giornata al mercato. Non esistevano i social network. Ci si sfamava leggendo ogni ventiquattrore come prendeva forma la propria squadra, nero su bianco, grassetto maiuscolo per i nuovi acquisti. E poi la tabella riassuntiva, contenente arrivi, partenze e possibili acquisti. Una manna. Oggi fa quasi tenerezza leggere i campetti, perché ci riportano indietro nel tempo. Ma possono anche innervosire, perché è pressoché certo che, buttando un occhio sulla probabile formazione della Roma dell'avvenire, non sempre troveremo il nome di Zalewski fra i titolari. Come dite? È tornato Spinazzola? Senza dubbio. Ma non si dia per scontato che il nazionale polacco diventi senza motivo il ragazzetto da spedire in panchina. E tantomeno che lo si possa liquidare dicendo "è giovane, troverà spazio strada facendo, giocando mezzapunta e magari pure a destra". Certo, come no. Florenzi bis, buono ovunque per tutte le occasioni.
Non ci sorprenderemo nel leggere cose del genere. Siamo un Paese vecchio pure quando si parla di calcio. I giovani? Si mettano in fila. Anche se sono bravi. Per fortuna c'è un allenatore che non valuta i calciatori in base alla data di nascita, ma in virtù del talento e del rendimento. Se i campetti li compilasse Mourinho, prima di togliere Zalewski ci penserebbe mille volte, e dopo averci pensato lo schiererebbe titolare.
In the box - @augustociardi75