26/08/2022 16:54
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Che Juventus-Roma non sia una partita come tutte le altre è il classico concetto stile negozi di abbigliamento che vestono dagli 0 ai 99 anni, alla portata di chiunque. Che sia però da abbinare agli aggettivi e appellativi come decisiva, fondamentale, spartiacque, rientra nel grande classico delle esagerazioni mediatiche. Spartiacque lo fu al ritorno dello scorso torneo, quando all'Olimpico la Roma decise di passare al cilicio per autolesionarsi. A Torino, all'andata, la parola più facilmente accostabile al match era stata scandalo. Perché fra il gol tolto ad Abraham per l'assegnazione del rigore sbagliato poi da Veretout, e il gol di Kean nato da un fallo di mano di Cuadrado chiaro come la luce del sole, alla Roma fu scippata la possibilità di lanciarsi in classifica. Stavolta sembra tutto più soft. Due punti di differenza, nessuna delle due gioca in modo spumeggiante, ma la Roma appare molto più squadra e crea molte più occasioni da gol. In comune c'è la fase difensiva. Finora Salernitana e Cremonese, Sassuolo e Sampdoria non sono riuscite a fare gol a Roma e Juventus. E poi la sfortuna di avere perso quattro annunciati protagonisti: Wijnaldum e Zaniolo, Pogba e Di Maria. Si vogliono tirare per i capelli gli allenatori nella polemica a distanza sperando che diventi ravvicinata.
La storia di Mourinho non dedica alla Juventus un capitolo speciale. Quando si prendeva tutto con l'Inter, la Juventus stava provando a riaccendere i motori dopo la retrocessione e la resurrezione. Quando il portoghese attaccava Ranieri, lo stava trattando come faceva con tanti altri tecnici. L'orecchio mostrato anni dopo andando a vincere a Torino con lo United, fu figlio della sua identificazione con l'Inter, rivale odiata per eccellenza dai tifosi bianconeri. Nemica, ok, ma non più di altre. Mentre Allegri sa che la Roma quest'anno è molto forte.
A Roma c'è entusiasmo, solo leggermente intaccato dall'amarezza per il doppio infortunio. A Torino c'è rinnovato malcontento, la squadra e il suo allenatore secondo molti sono già attesi al varco perché disturba non vincere ma anche vederla giocare male. Insomma, sembra di vedere sfilare Allegri con un vestito della collezione primavera-estate 2018, quando l'Ajax lo cacciava dalla Champions League in bello stile, la crepa nel risultatismo (perdonerete l'osceno neologismo) era già aperta, l'hashtag #Allegriout già di tendenza e il benservito pronto per essere ufficializzato. Brusio, dubbi sul mercato, sul ritorno del tecnico, sul gioco, ma nessuna ultima spiaggia. Il progetto è triennale, la Juventus paga fior di quattrini per averlo in panchina e, seppur in modo poco programmatico, in estate ha regalato al suo caporeparto due calciatori da instant team. Entrambi subito ai box. E tutto sommato se la Juventus non battesse la Roma non sarebbe una sorpresa clamorosa. Al contrario, se vincesse nessuno scommetterebbe su scatto e fuga verso l'ennesimo scudetto. Tappa importante. Ma non determinante. E vale pure per la Roma. Esame di laurea: si abusa di questo titolo da almeno quattro decenni. Andando oltre la realtà. Fatta di crescita costante, scalfita dai guai dell'ultimo arrivato e dalla spalla fuori asse di uno Zaniolo in fase di rilancio. Ma la crescita non finisce in discussione, e non può essere una partita a togliere la terra sotto ai piedi o a spedire nello spazio una squadra che dalla sua ha la consapevolezza di essere competitiva. E rimarrebbe conscia delle difficoltà del campionato anche qualora la Juventus si staccasse restando nelle retrovie, perché bisognerebbe fare i conti con le milanesi e col Napoli, forse ancora con la Lazio e con l'Atalanta. Juventus-Roma, la sfida più sentita. La rivalità più calda. Ma non una partita decisiva, mai fondamentale, figuriamoci da dentro o fuori. Chi perde non va al patibolo. Forse anche per questo un pareggio starebbe bene a entrambe.
In the box - @augustociardi75