06/11/2022 11:45
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Per quanto ci si sforzi nel cercare dualismi, Mourinho e Sarri possono essere confrontati soltanto per l'esperienza maturata da entrambi al Chelsea. Una storia d'amore in due capitoli per il portoghese, scelto da Abramovic per il lancio in orbita dei Blues, un intramuscolo con alti e bassi resa felice dalla vittoria di un importantissimo torneo per il tosco-campano.
Già, perché Sarri a Londra vinse l'Europa League, quella coppa a cui oggi ha cambiato consonante trasformandola in colpa, dell'Uefa, che stila calendari troppo fitti per le sue squadre, che a suo dire non possono prendere parte a troppe competizioni durante l'anno. Alibi su alibi, metodologia di comunicazione sgamata e tipica degli allenatori che lavorano in Italia. Se non vai avanti in coppa Uefa la colpa è dell'Uefa. Messaggi pessimi per le squadre, perché per i calciatori storicamente è una manna avere superiori che giustificano i loro fallimenti.
Direte: ma perché Mourinho non lo fa? Mourinho, Conte, Allegri, Pioli double face che parla di arbitri quando perde ma guai a chiedergli di parlare di arbitri quando le sue squadre traggono profitto dagli errori dei direttori di gara. E poi Inzaghi, persino Guardiola. Gli allenatori usano la lamentela e lo scarico di responsabilità. Non ne esiste uno che abbia avuto una carriera caratterizzata da trofei e ammissioni di colpa. C'è però chi esagera. Auspicare la non partecipazione a una manifestazione continentale è uno dei punti più bassi. Questione di mentalità.
Che poi Mourinho e Sarri la mentalità in campo la trasferiscono in maniera diversa. Trasfusioni di concentrazione e strategie per il singolo match da parte di Mourinho, memorizzazione di schemi a due tocchi da parte di Sarri. Sono i due estremi calcistici? Con tutto il rispetto, se si cerca l'opposto d'eccellenza di Mourinho è preferibile restare nella sfera dei migliori al mondo, quindi il pensiero corre da Guardiola. L'ottimo Sarri appartiene a una categoria diversa. Ed è oltremodo stucchevole provare a dire "eh ma quello ha allenato grandi squadre dove è più facile vincere". Come se Mourinho, Guardiola, Ancelotti, Conte, Capello e compagnia siano stati scelti dai top club per estrazione a sorte. Se arrivi al piano attico e puoi goderti il panorama, sarai stato più bravo degli altri a salire le scale. Altrimenti perché il Real Madrid o lo United o il Bayern non si sono affidati a...tanti allenatori che nella storia hanno avuto più codazzi di adepti fedeli nel trovare sempre una scusa che vittorie? Chi vince crea invidia, chi fa i soldi crea maldicenze e insinuazioni. Natura umana.
Mourinho e Sarri, non servono iperboli, non è la guerra dei mondi affidata a un generale e a un comandante. Perché i loro mondi entrano in contatto soltanto perché oggi dimorano nella stessa città. Né santi da divinizzare, né diavoli da esorcizzare. È passibile di critica Mourinho, perché sbaglia pure lui, pensate un po'. È evitabile l'accostamento di Sarri ai comandanti del popolo del Sudamerica, perché altrimenti si rischia di commettere l'errore in cui cadde Napoli, che lo elesse simbolo della lotta al potere, ai colletti bianchi, salvo poi restarci male quando indossò giacca e cravatta per allenare la cosa più distante da ciò che gli avevano cucito addosso: la Juventus. La nemica concettuale di sempre.
Gli allenatori creano a loro insaputa un pericoloso fanatico feticismo. Quando se ne accorgono, lo usano, sapendo di avere sponda facile in quella opinione pubblica che li giustificherebbe pure se la polizia li beccasse col coltello insanguinato in mano sulla scena del crimine. In quanto esseri umani viviamo di pregiudizi, positivi e negativi, cerchiamo conforto in ciò che ci piace di più fino a esasperare i concetti, abbiamo la necessità di schierarci in fazioni che più incarnano ciò che vorremmo essere e vedere. Investiamo di eccessive responsabilità gli allenatori, anche quando, in occasioni tipo il derby, mettiamo sullo stesso livello due tecnici che appartengono a mondi diversi, di galassie diverse, che in venti anni di onorata carriera hanno avuto due punti di contatto, uno indiretto, Londra, l'altro residenziale, Roma.
Nonostante ciò, arriviamo al derby di oggi pomeriggio dopo una settimana di retorica romanzata condita da parole rubate al vocabolario della guerra, alle massime filosofiche, o più banalmente alle frasi da baci Perugina.
In the box - @augustociardi75